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Prima che Djokovic si sbarazzasse del povero Draper, sul Central Court di Wimbledon è successa una cosa bella. Lo speaker ha rotto il silenzio, le telecamere hanno indugiato su uno volti del Royal Box. Non quello di Queen Elizabeth né di suo figlio Carlo, per carità, ma di una donna solitamente distante dalla ribalta, da quei riflettori che gonfiano di significato pure le banalità.

Sarah Gilbert, questo il suo nome, si guarda intorno con lo sguardo attonito (video in basso). Vede gran parte dei settemila spettatori alzarsi in piedi a osannarla, ringraziarla di qualcosa. Un’emozione, un sollievo, una gioia. Quell’onda di entusiasmo e gratificazione che nel Tempio del tennis tocca non di rado alle campionesse della racchetta, stavolta coinvolge una ricercatrice. Già, perché lei e la sua equipe hanno contribuito a sviluppare il vaccino AstraZeneca, siero che nel Regno Unito ha rappresentato la luce in fondo al tunnel della pandemia, il barlume di speranza, la via d’uscita.

Assieme a lei – montatura professionale, forte imbarazzo e giacca rossa la cui scelta tanto rimanda all’abito più elegante presente nell’armadio di noi mortali – il pubblico del Centrale ha reso omaggio a tutti gli operatori sanitari che non hanno abbandonato la nave nell’ora più buia. Un gesto carico di significato che ha riconsegnato alla stessa Londra una posizione centrale nel Continente. La Capitale inglese, avvolta dalle nubi della Brexit e piegata dal vento della variante Delta, in questi giorni si è riscoperta un caldissimo epicentro.

Detto di Wimbledon, tornato dopo un anno di storica assenza, a breve nel vicino stadio di Wembley vivranno il loro epilogo anche gli Europei di calcio, con buone probabilità di vedere assoluta protagonista la Nazionale dei ‘tre leoni’ tanto cara a Sua Maestà.

Non solo, un’altra rivoluzione potrebbe riguardare le scuole: il Ministro  dell’Istruzione Gavin Williamson è determinato a bandire i cellulari dalle classi. “Non soltanto distraggono, ma quando usati male o troppo possono danneggiare il benessere e la salute mentale degli allievi”, ha detto. Stranamente l’idea non sta seducendo né le insegnanti: (“Dovrebbe pensare alle cose più serie”), né i genitori (“E poi come ci avvertono se occorre qualcosa?”). Il mio papà dieci anni fa avrebbe fatto i salti di gioia, e per le esigenze si sarebbe rivolto alla segreteria. Ma è pur vero che in dieci anni il mondo è cambiato davvero tanto. Più di quanto ci capita di immaginare.