Gonne troppo corte, addomi scoperti, cappelli e cappucci in aula, unghie eccessivamente lunghe, perfino zeppe improbabili, infradito o jeans strappati: con l’inizio del nuovo anno scolastico, come sempre, i presidi tentano di porre un limite ad outfit ‘impropri’ diffondendo circolari e, quest’anno, anche distribuendo veri e propri depliant che spiegano cosa non è permesso.
Per far capire in modo chiaro ai propri alunni cosa è possibile indossare a scuola e cosa invece bisogna evitare, la preside di un istituto superiore di Taormina, in provincia di Messina, ha fatto stampare e distribuire un depliant dove nel dettaglio vengono illustrati tutti i tipi di abbigliamento concesso e quelli con i quali l’alunno verrà rispedito a casa.
“Parlerei di vestire decente più che di dress code. La scuola è un luogo sacro, che deve avere una sua liturgia, che va rispettato. Nessuno andrebbe a un funerale o a un matrimonio vestito in modo inadeguato; allo stesso modo non si capisce perchè a scuola si dovrebbe venire vestiti da bagnini o miss spiaggia”, commenta Mario Rusconi, presidente dell’associazione dei presidi Anp di Roma. DirigentiScuola, con il vicepresidente Roberto Mugnai, invita ad evitare circolari e disposizioni calate dall’alto e a condividere i regolamenti con tutte le componenti scolastiche.
Contrario alle circolari sul dress code è il Codacons per il quale si rischia di “complicare la vita, burocratizzare l’istruzione e, paradossalmente, creare incertezze e confusione, finendo per limitare pesantemente la libertà degli studenti”.
Secondo un recente sondaggio di Skuola.net su un campione di quasi 3mila studenti, circa 3 studenti su 10 devono fare attenzione a come vestirsi la mattina, per non incorrere in ramanzine o in sanzioni. E un ulteriore 55% è caldamente pregato di presentarsi in classe in modo “adeguato” al contesto. Solo 1 su 5 ha carta bianca sull’abbigliamento. Nel mirino, spesso e volentieri, finiscono soprattutto le ragazze. Visto che, tra i divieti più frequenti riportati dagli intervistati figurano quello, ad esempio, di indossare top e canottiere troppo “minimal” o magliette che lasciano scoperte spalle e pance; ma anche di avere scollature generose o gonne e pantaloni troppo corti oppure jeans strappati. Nel novero delle indicazioni non mancano anche quelle che vietano di tenere in testa il cappello o il cappuccio della felpa durante le lezioni. Ci sono, poi, istituti che utilizzano formule generiche, tutte da interpretare, mettendo al bando gli outfit considerati – così è scritto – “sgarbati” o in grado di “distrarre” gli altri studenti. Ma il “dress code” scolastico ha un perimetro ampio e comprende anche gli accessori e l’aspetto in generale. Tantissime le scuole che vietano alle ragazze di avere unghie finte – spesso giustificando il divieto con la loro potenziale “pericolosità” – nonché trucchi appariscenti, capelli troppo colorati, accessori vistosi, un numero eccessivo di piercing; qualcuna “consiglia” persino di tenere raccolti i capelli se molto lunghi. Sul fronte ragazzi, invece, ci si concentra soprattutto sulle barbe, che non devono essere né lunghe né incolte né con disegni strani. Ad avere una o più di queste indicazioni nel regolamento d’istituto è circa 1 su 5.
Per far capire in modo chiaro ai propri alunni cosa è possibile indossare a scuola e cosa invece bisogna evitare, la preside di un istituto superiore di Taormina, in provincia di Messina, ha fatto stampare e distribuire un depliant dove nel dettaglio vengono illustrati tutti i tipi di abbigliamento concesso e quelli con i quali l’alunno verrà rispedito a casa.
“Parlerei di vestire decente più che di dress code. La scuola è un luogo sacro, che deve avere una sua liturgia, che va rispettato. Nessuno andrebbe a un funerale o a un matrimonio vestito in modo inadeguato; allo stesso modo non si capisce perchè a scuola si dovrebbe venire vestiti da bagnini o miss spiaggia”, commenta Mario Rusconi, presidente dell’associazione dei presidi Anp di Roma. DirigentiScuola, con il vicepresidente Roberto Mugnai, invita ad evitare circolari e disposizioni calate dall’alto e a condividere i regolamenti con tutte le componenti scolastiche.
Contrario alle circolari sul dress code è il Codacons per il quale si rischia di “complicare la vita, burocratizzare l’istruzione e, paradossalmente, creare incertezze e confusione, finendo per limitare pesantemente la libertà degli studenti”.
Secondo un recente sondaggio di Skuola.net su un campione di quasi 3mila studenti, circa 3 studenti su 10 devono fare attenzione a come vestirsi la mattina, per non incorrere in ramanzine o in sanzioni. E un ulteriore 55% è caldamente pregato di presentarsi in classe in modo “adeguato” al contesto. Solo 1 su 5 ha carta bianca sull’abbigliamento. Nel mirino, spesso e volentieri, finiscono soprattutto le ragazze. Visto che, tra i divieti più frequenti riportati dagli intervistati figurano quello, ad esempio, di indossare top e canottiere troppo “minimal” o magliette che lasciano scoperte spalle e pance; ma anche di avere scollature generose o gonne e pantaloni troppo corti oppure jeans strappati. Nel novero delle indicazioni non mancano anche quelle che vietano di tenere in testa il cappello o il cappuccio della felpa durante le lezioni. Ci sono, poi, istituti che utilizzano formule generiche, tutte da interpretare, mettendo al bando gli outfit considerati – così è scritto – “sgarbati” o in grado di “distrarre” gli altri studenti. Ma il “dress code” scolastico ha un perimetro ampio e comprende anche gli accessori e l’aspetto in generale. Tantissime le scuole che vietano alle ragazze di avere unghie finte – spesso giustificando il divieto con la loro potenziale “pericolosità” – nonché trucchi appariscenti, capelli troppo colorati, accessori vistosi, un numero eccessivo di piercing; qualcuna “consiglia” persino di tenere raccolti i capelli se molto lunghi. Sul fronte ragazzi, invece, ci si concentra soprattutto sulle barbe, che non devono essere né lunghe né incolte né con disegni strani. Ad avere una o più di queste indicazioni nel regolamento d’istituto è circa 1 su 5.