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Roma – Il mandato esplorativo consegnato dal Colle a Roberto Fico non ha sortito gli effetti sperati. Con una breve dichiarazione rilasciata ai giornalisti, il Presidente della Camera ha dichiarato che non sussistevano le condizioni per dar vita a un nuovo governo politico con le forze che componevano la ex maggioranza. Subito dopo l’intervento di Mattarella ha tracciato la strada: no a elezioni anticipate e vagliare la possibilità di dar vita a un esecutivo di altro profilo.

Il nome scelto dal Presidente della Repubblica è quello di Mario Draghi, ex Presidente della Bce, e personalità da più parti evocata come l’uomo giusto per evitare un vuoto di decisionale al Paese in questo momento così complicato. Alle 12 Draghi salirà al Colle, e con ogni probabilità Mattarella gli affiderà il compito di provare a mettere in piedi un nuovo esecutivo.

Mattarella ha chiesto un esecutivo “di alto profilo e senza formula politica”. In sostanza un governo tecnico che sia in grado di gestire le emergenze “sanitaria, sociale, economico-finanziaria”. Ma in ogni caso occorre una base parlamentare salda e non è scontato che ci sia.

Il M5S ha già detto che non voterà la fiducia a un ipotetico governo Draghi.Il Partito Democratico è stretto tra la necessità di rispondere all’appello del Presidente e la consapevolezza che un nuovo sostegno a un governo tecnico determinerebbe un’emorragia in termini di consenso. Italia Viva sosterrebbe apertamente l’ipotesi Draghi. Leu difficilmente si spingerà a votare la fiducia. 

Questo sul fronte del centro – sinistra. Mentre sul versante del centro – destra la situazione, se possibile, è ancora più complicata. Mentre appare scontato il sostegno di Forza Italia, per Fratelli d’Italia – almeno al momento – la via maestra sembra quella delle elezioni anticipate. Più possibilista potrebbe essere invece la Lega di Matteo Salvini: “Per andare a votare occorreranno dei mesi. Nel frattempo bisogna fare e noi ci siamo. Il problema non sono i nomi. Lo dico a Mario Draghi qualora fosse in collegamento: per la Lega vengono prima le idee, i progetti”.

Insomma il puzzle del sostegno parlamentare è ancora tutto da costruire. Certo è che in Parlamento, a dispetto delle dichiarazioni di alcuni leader, la volontà di non andare al voto anticipato pare essere un denominatore comune.