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Roma – Il giorno dopo le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria, la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna, di Forza Italia, vede corroborate dal voto le sue analisi dei mesi scorsi. Il partito di Silvio Berlusconi crolla sotto il 3% dove rinuncia alla sua identità di forza moderata, liberale e europeista, in Emilia-Romagna, dove si è posta al traino di Lega e Fratelli d’Italia; primeggia invece nella coalizione e conquista una presidenza, la Calabria, con Jole Santelli, dove invece fa prevalere la propria identità rispetto alle spinte sovraniste e alle campagne tutte social e spettacolo di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Infine, Forza Italia consegue un ottimo risultato, non a caso, al Sud.

Tutti i miei auguri”, commenta oggi la Carfagna, “a Jole Santelli, che ha colto un risultato importante e dimostrato che Forza Italia ha ancora valide carte da giocare sulla scena politica. I risultati elettorali dicono due cose al nostro mondo. La prima è lo spostamento del baricentro del consenso al Sud, la sola area dove le potenzialità di Forza Italia restano alte: il partito deve incoraggiare questa tendenza con proposte e azioni in difesa del Meridione e farne la sua priorità politica. Il secondo dato è il fallimento della strategia della spallata”, aggiunge Mara, “che vedeva la conquista dell’Emilia-Romagna come apripista di una crisi di governo e per la convocazione di nuove elezioni politiche. Questo scenario non si realizzerà. La legislatura proseguirà”, prosegue la vicepresidente della Camera, leader dell’associazione Voce Libera, “e i suoi principali attori, Pd e M5S, già hanno annunciato congressi di rifondazione per attrezzarsi ai prossimi due-tre anni. Riorganizzare l’area moderata diventa, in questo contesto, una priorità: dove esiste, come in Calabria, il Centrodestra vince di larga misura. Dove è ridotta al lumicino, come in Emilia-Romagna, non si vince e non si governa: il traino del sovranismo non basta, anzi suscita anticorpi sufficienti a rianimare una sinistra che sembrava destinata a un lento declino. Il voto, insomma”, conclude Mara Carfagna, “obbliga la classe dirigente di Forza Italia a una riflessione a tutto campo, ben oltre la legittima soddisfazione per il voto calabrese o le giustificazioni consolatorie del misero 2,6 per cento emiliano”.