Alcune “riflessioni veloci” del costituzionalista Alberto Lucarelli, “dopo la sentenza del Consiglio di Stato all’appello avanzato da Bagno Elena”. Ovvero la pronuncia dei giudici di secondo (e ultimo) grado, che il 16 luglio hanno confermato la decisione del Tar Campania, datata 19 giugno scorso, di annullare la concessione in proroga dell’arenile di Posillipo al Bagno Elena. “1. Si ribadisce l’esigenza di accessibilità e fruibilità alle spiagge bene pubblico per eccellenza” scrive sui social l’ordinario di Diritto Costituzionale alla Federico II. Inoltre “2. le proroghe sono illegittime”. Ulteriore postulato della sentenza, “3. l’autorità competente deve fare le gare, sulla base del presupposto di cui al punto 1)“. E soprattutto “il Consiglio di Stato chiarisce che le amministrazioni possono prevedere quella porzione di spiaggia, oggetto di proroga illegittima, come pubblica”. Ma non è finita qui. “4. Le proroghe – argomenta Lucarelli -, in relazione ai punti 1) e 2) sono illegittime quindi hic et nunc le spiagge in proroga di concessioni sono accessibili e fruibili“. L’affermazione è pregna di risvolti pratici. Infatti, al punto 5 delle riflessioni, il professore sottolinea: “In caso di violazione dell’obbligo di sgombro dell’area pubblica occupata illegittimamente, oltre al ricorso alle forze dell’ ordine ed alla magistratura, per il ripristino della legalità, il Comune, oltre all’Autorità portuale, in quanto ente esponenziale della comunità, attivi subito tutti gli strumenti necessari per garantire i diritti dei cittadini”.
Queste sono le considerazioni di ordine generale. In più, “in merito al caso specifico”, Lucarelli giunge ad alcune conclusioni. Ci sarebbe infatti una “responsabilità dell’autorità portuale, con l’ausilio dell’amministrazione locale, a garantire il regime transitorio, garantendo sicurezza e consentendo accessibilità, fruibilità e pulizia, in quanto ente concedente”. Per il costituzionalista “qualsiasi proroga tecnica-ponte al Bagno Elena rappresenterebbe una violazione gravissima dei principi generali dell’ordinamento giuridico e della giurisprudenza”.
Secondo il docente, ci sono alcune azioni possibili, per ciascun cittadino portatore di interessi. Una riguarda il passaggio della gestione del demanio pubblico marittimo ai Comuni, un processo non ancora chiuso a Napoli. “Invito e diffida al Comune di Napoli – propone Lucarelli – a concludere l’iter amministrativo di passaggio delle consegne di gestione e responsabilità da parte dell’autorità portuale”. Come corollario del precedente, a questo si aggiunge un “invito a diffida al Comune di Napoli di procedere alla immediata redazione e pubblicazione del Pad (Piano Attuativo di Utilizzazione delle Aree del Demanio marittimo, ndr)”. Quest’ultimo atto da compiere, sostiene il professore, “nel rispetto della democrazia partecipativa, della giurisprudenza amministrativa, soprattutto sviluppatasi a Napoli, che pone la priorità delle spiagge e del mare quale bene comune di appartenenza collettiva e quindi di godibilità e fruibilità gratuita”. L’effetto di questo iter, dovrebbe vedere una “percentuale di spiagge non in concessione perlomeno superiore al 50%”. Oggi sappiamo come la percentuale sia ben inferiore. E per la gestione dei servizi “nelle aree non in concessione dovranno essere valorizzate cooperative di giovani e di disoccupati” chiosa Lucarelli. Auspicando ascolto nelle stanze del Comune.