- Pubblicità -
Tempo di lettura: 4 minuti

È firmata dall’ACS, associazioni dei commercianti e dei titolari di partita Iva, l’accorata lettera inviata al Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, per presentare come richiesto dal Governatore una serie di proposte per la fase due di ripresa. 

“La salute pubblica è, senza ombra di dubbio alcuno, al primo posto per tutti i cittadini ed il nostro pensiero da cittadini/ imprenditori/ commercianti è rivolto ad osservare con minuziosa dovizia le linee guida che dovremo adottare.

Il lockdown imposto dal Governo e rappresentato dalla chiusura forzata delle nostre attività commerciali e le ulteriori misure restrittive da Lei adottate in Campania, hanno profondamente destabilizzato, in termini economici, le nostre attività, già in sofferenza sin dal Mese di Febbraio” hanno scritto i rappresentanti dell’associazione che racchiude circa trecento tra titolari di bar, ristoranti e pizzerie di Salerno.

“Saremo anche pronti a ripartire, affrontando i rischi legati al contagio, ma i nostri animi ed i nostri pensieri in questo momento lamentano troppe gravi lacune da parte dello Stato e della Regione per riaprire cosi allo sbaraglio”. L’associazione ha stilato un’ analisi dei dati raccolti intervistando commercianti ed imprenditori campani di vari settori, tra i quali i più colpiti, Turistico Alberghiero, Ristorazione, Commercio al minuto, chiedendo loro di fornirci un elenco di richieste urgenti ed indifferibili per poter credibilmente riprendere le attività dopo la chiusura forzata dai vari decreti emanati.

Dall’analisi emergono le seguenti richieste: un contributo a fondo perduto dal mese di marzo 2020 e fino alla riapertura totale per pagare il fitto dei locali commerciali, le utenze (acqua, luce, gas, telefono) ed il mancato utile da calcolare al 50% del 15% del fatturato. L’elenco continua e comprende anche una quota parte delle materie prime ammalorate, scadute, o di beni invendibili per fine stagione o per altri motivi validi, calcolata sul 60% del valore in fattura.

“Questi aiuti sono urgenti ed indifferibili, per i settori più colpiti,- scrivono gli esercenti-  in quanto saranno discriminanti per  le imprese che potranno riaprire e non fallire, con conseguenze drammatiche sui livelli occupazionali e quindi sul carico sociale ed economico per lo Stato”.

La lettera al presidente De Luca  chiede anche di finanziare le attività con misure adeguate in quanto non è conveniente, soprattutto per ristoranti, bar, attività ricreative, turistico alberghiere, negozi, centri estetici, barberie, palestre e centri sportivi, e tutte le altre attività chiuse per decreto, riaprire alle condizioni che vengono immaginate ed indicate nei vari modelli e quindi con una capacità limitata al 30% del numero di persone da poter ospitare per i ristoranti, con tutte le necessarie misure da adottare, o per i negozi di far accedere pochi clienti per volta, il dover sanificare i camerini e i capi ad ogni prova e ogni altra misura necessaria, la limitazione dell’uso degli stessi, la limitazione dell’uso dei banchi dei bar, e la costosa sanificazione dei locali da effettuare almeno 2 volte al giorno.

Per centri estetici e parrucchieri vi sono enormi limitazioni ancor più stringenti. Tutto ciò ha un notevole costo che va ad impattarsi ulteriormente sulla già delicata condizione economica delle imprese. La lettera infine indica anche i sostegni economici alla Riapertura. Dall’abbattimento  del cuneo fiscale con azzeramento dei contributi sui lavoratori per 3 anni all’azzeramento delle tasse  per il 2020. In sintesi, scrive l’Acs, non sono utili crediti d’imposta e prestiti bancari. I primi sono inefficaci in questo momento in quanto le aziende, fatturando zero, non hanno nessuna tassa o contributo da versare se non quelli dell’anno precedente ma, alla data del versamento, le imprese potrebbero non esistere più.

Serve denaro a fondo perduto.

Il rischio per l’economia del nostro Paese, infatti, è che il 70/80% delle imprese dei settori indicati che rappresentano il 35% del PIL italiano non riaprirebbero o fallirebbero dopo pochi mesi, la forza lavoro sarà ridotta al 20% di quella prepandemia, con un livello di disoccupazione drammatico che farà crollare la domanda interna in quanto non ci sarà più capacità di spesa, innescando la più grande e profonda crisi dal dopoguerra.

Per finanziare queste misure lo stato potrà mettere mano finalmente agli sprechi che, secondo uno studio della CGA di Mestre, ammontano a 200 miliardi l’anno, ma basterebbero 50 miliardi per far fronte a questa emergenza epocale.

Qualora non si possa accedere a tali risorse non essendo di immediata reperibilià, l’emissione di prestiti garantiti (i cosidetti BOND) sarebbe la soluzione più adeguata, garantendoli con una efficace riduzione della spesa pubblica e con la garanzia, più forte ancora, che l’Italia è la seconda manifattura europea e che ha risorse infinite ma non sfruttate nel turismo e nei beni culturali, e soprattutto ha una capacità di ripresa non comune. “Più di tutto serve coraggio e lungimiranza da parte dei nostri Politici!” conclude  l’Associazione Commercianti di Salerno.