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Salerno – La caccia agli shopper illegali che circolano in Italia è una guerra logorante, condotta da tempo dalle forze dell’ordine. Ma cosa si nasconde dietro un semplice sacchetto di plastica per la spesa, uno di quelli che per legge dovrebbe essere compostabile? Risponde Legambiente: “I numeri di questa ‘filiera nera’ sono impressionanti: circa la metà dei sacchetti in circolazione, secondo le stime, sono ancora illegali: 40 mila tonnellate di plastica, una perdita per la filiera legale dei veri shopper bio pari a 160 milioni di euro, 30 solo per evasione fiscale. Secondo un’indagine realizzata da Legambiente nel dicembre 2014, su 37 sacchetti per la spesa prelevati presso punti vendita della Grande distribuzione organizzata ben 20, pari al 54% del totale, sono risultati non conformi alla legge che ha messo al bando gli shopper non compostabili. A guidare la classifica del dossier realizzato dall’associazione c’era proprio la Campania (con 7 sacchetti illegali), seguita da Basilicata (6), Puglia (3) e Calabria (3). Per informare correttamente i cittadini e denunciare il racket degli shopper illegali è nata la campagna “Io sono Legale”, promossa da Legambiente e RE.MA.Plast e realizzata grazie alla collaborazione con Novamont. L’iniziativa è stata presentata al mercatino di piazza San Francesco a Salerno, con la distribuzione di materiale informativo e sacchetti biodegradabili e compostabili a cittadini e commercianti”. Ancora: «L’Italia è stato il primo paese dell’Unione Europea a mettere al bando i sacchetti di plastica con una legge innovativa e straordinaria approvata nel 2006 ed entrata in vigore cinque anni dopo. Una legge che ha consentito di ridurre il numero degli shopper usa e getta del 55% – spiega Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – ma purtroppo ancora è in parte disapplicata e il settore è diventato terreno d’azione anche delle ecomafie, che inquinano il mercato legale e impongono i loro prodotti in plastica tradizionale soprattutto negli esercizi commerciali al dettaglio o nei mercati rionali, con una nuova forma di pizzo. Un mercato nero che danneggia chi produce correttamente bioplastiche compostabili e disincentiva gli investimenti nel settore. Il tutto senza considerare i gravi danni all’ambiente e al mare, oltre all’aggravio dei costi di smaltimento dei rifiuti quantificato in 50 milioni di euro».

«Dal 2005 abbiamo concentrato una notevole parte della produzione nel settore ecosostenibile per la campionatura dei sacchetti biodegradabili-compostabili- racconta Alfonso Campitelli di Re.Ma.Plast, azienda salernitana che produce imballaggi a scopo industriale e commerciale -. Visto il nostro interesse per l’ambiente e lavorando nel campo degli imballaggi, abbiamo deciso di collaborare con Legambiente e promuovere la campagna “Io sono legale”, che ci avvicina ai consumatori e ci consente di sottolineare gli effetti che provocano gli shopper illegali».

«Siamo orgogliosi di questa nuova iniziativa di educazione ambientale e alla legalità, due pilastri della sostenibilità a livello territoriale – sostiene Andrea Di Stefano, Responsabile Progetti Speciali di Novamont – l’utilizzo di prodotti certificati compostabili è una chiave per il buon successo della raccolta differenziata».

Nelle prossime settimane i volontari di Legambiente saranno impegnati nelle principali piazze della Campania per passare poi a quelle del Veneto dove saranno collocati dei punti informativi per approfondire la tematica con i consumatori che frequentano i più grossi mercati rionali. Dopo la tappa di Salerno, i volontari dell’associazione saranno il 24 marzo ad Avellino (piazzale stadio Partenio); il 28 marzo a Benevento (piazza Risorgimento); il 29 marzo a Napoli (mercato di Antignano). Un ulteriore apprendimento avverrà con dei percorsi didattici nelle scuole, con il coinvolgimento di oltre 500 studenti solo nelle scuole campane. Alcune classi degli istituti superiori saranno coinvolti nelle visite degli stabilimenti più innovativi che producono la bioplastica: in Campania gli studenti si recheranno presso lo stabilimento di RE.MA.Plast a Sarno (Salerno) per toccare con mano i processi innovativi di sviluppo della chimica verde grazie alla quale sarà possibile contrastare in maniera decisa il problema dell’abbandono delle plastiche nell’ambiente e ridurre fortemente l’uso fonti fossili (la plastica tradizionale è, infatti, un prodotto della filiera petrolifera) che sono la prima causa dei cambiamenti climatici. Foto Legambiente.