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“Guarda qua, sembro Rambo”. Avevo circa dodici anni quando conobbi la potenza dell’esame di Maturità. Il mio vicino di casa teneva le braccia spalancate come ali, all’addome indossava una cintura coperta dalla t-shirt dei Metallica e altri due fascioni simili stretti ai bicipiti. “Frà, non ci fare caso, domani si va in guerra”, disse notando il mio stupore.

Non so con precisione quanti temi di Italiano contenessero quegli arnesi, forse una trentina. Ognuno rispondeva a un numero, erano ordinati badando al minimo dettaglio. Il giorno dopo ci sarebbe stata la prima prova scritta e lui si sentiva davvero come Sylvester Stallone. “All’apertura della busta con le tracce – ironizzò – tirerò fuori il proiettile giusto”.

Sono situazioni comuni. Impagabili emozioni di un attimo fuggente, sospeso tra la nostalgia e l’apprensione. Negli ultimi lustri hanno cambiato pelle, la tecnologia si è evoluta, le cinture hanno lasciato spazio a oggetti meno scenici ma ugualmente suggestivi. Tutti gli anni fino a quest’anno, perché quest’anno non sarà così.

Tra una settimana le scuole italiane ospiteranno un Esame di Stato in formato diverso, che si svolgerà in classe con un’unica prova orale nel rispetto di rigide misure di sicurezza. Ci sarà modo di ascoltare l’intramontabile hit di Venditti la notte prima, ma non di escogitare scappatoie che a tanti di noi sono rimaste nel cuore.

Venne anche il mio turno, nel 2009. Ero con due compagni di classe, mi ritrovai a cercare sull’elenco telefonico il numero della supplente di Inglese alla vigilia della terza prova. L’obiettivo era estorcerle qualche informazione riservata, qualche indizio che ci facilitasse il compito del mattino seguente. Ricordo che occorsero almeno sei telefonate per giungere al suo recapito, provammo con tutti i telefoni del suo paese, quelli chiaramente collegati al suo cognome. Alla fine rispose, ma nulla di fatto, rimase giustamente fedele al suo ruolo. Tuttavia credo ancora oggi che fu giusto provarci, l’adrenalina provata in quel momento rimane inimitabile.

I ragazzi che si cimenteranno nell’ultimo atto stavolta proveranno sentimenti giocoforza diversi, non avvertiranno la stessa tensione né potranno inventarsi qualche furbata. Il Covid ha condizionato il rapporto tra lo studente e la didattica, lo ha spinto a una dimensione informatica che prima non gli apparteneva. Ho letto su Repubblica le parole di Elena, studentessa che si è ribellata ai detrattori. Teme che lei e i suoi compagni saranno per sempre visti come quelli della “maturità semplificata“, che tutto questo influenzerà il suo percorso futuro. Un timore comprensibile, viste l’età e la direzione in cui procede l’universo. E un pensiero condiviso da chi guarda con ambizione alla carriera universitaria.

Non è così. Sarà una guerra anche per voi che non indosserete la cintura. Siete fuggiti da un momento terribile, durante il quale avete superato nell’ordine prima, seconda e terza prova: timori, distanze e clausura. Scoprirete al momento giusto di avere inaspettate energie alternative, un po’ come Rambo. E poi penserete a tutto con delicata malinconia. Perché che ci crediate o no, presto o tardi arriverà anche quel momento lì, in cui saranno i ricordi a cullarvi con note balsamiche. “Esame, esame mucho…”