“Sigfrido Ranucci, con Report, fa approfondimento e inchiesta: non si ferma in superficie, ma va in profondità per offrire conoscenza, stimolo, anche una giusta provocazione. Perciò paga questo prezzo”. Lo ha detto ieri don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera e direttore editoriale di lavialibera, commentando l’attentato al giornalista Sigfrido Ranucci a margine di un incontro del Festival del Coraggio, organizzato dal Comune di Cervignano del Friuli (Udine), con la direzione artistica dell’associazione culturale Bottega Errante.
“L’informazione è una sorgente di democrazia e proteggere i giornalisti che cercano la verità vuol dire tutelare la democrazia del nostro Paese”, ha aggiunto don Ciotti. “Ranucci ha già ricevuto minacce, parecchie denunce – ha evidenziato -. Il lavoro suo e della sua squadra è un servizio per la democrazia, per la verità, per la conoscenza nel nostro Paese”.
Da qui l’appello del fondatore di Libera: “Non dobbiamo lasciarli soli, questi giornalisti”.
Dopo aver lanciato un appello per la liberazione di Alberto Trentini, il cooperante italiano detenuto in Venezuela da oltre 300 giorni, e dopo aver ricordato i tre carabinieri morti nel veronese nell’esplosione del casolare, don Ciotti è tornato sul tema della libertà di stampa e dei giornalisti morti o spariti a Gaza.
In memoria di Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra 40 anni fa, don Ciotti ha infine espresso un monito. “Per aver avuto la schiena dritta e cercato la verità – ha detto – Siani ha sacrificato la vita. Facciamo in modo che non possa capitare più”.
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