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Edmond fa una gran fatica a tener fermo il cellulare, ha fatto a malapena in tempo a impostare la videocamera. Le mani gli tremano. Sua moglie Emmanuelle è appena entrata in sala parto per mettere al mondo il piccolo George. Quello che sta per vivere si candida ad essere il più bell’attimo della sua vita. 

Le riprese sono iniziate, le ostetriche sono pronte, ma qualcosa rompe il silenzio tra la terra e il cielo di Beirut. L’esplosione che devasta la città ha luogo proprio in quel momento, l’onda d’urto è devastante. Il video va avanti, trasuda paura e tensione. Edmond chiede aiuto, trova la forza di spingersi oltre l’uscio, di chiamare l’intervento del personale ospedaliero.  

Il letto di sua moglie è stato spostato di qualche metro dalle conseguenze di quel boato terrificante, il sogno rischia di tramutarsi nel peggiore degli incubi, ma è solo un timore. George nascerà qualche istante dopo. Vedrà la luce per la prima volta nel momento più buio della sua nazione. Nel luogo peggiore per nascere, il messaggio più forte da lanciare. Quello di una vita iniziata mentre tante altre si stavano spezzando.

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