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Il Garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello torna a stigmatizzare con forza il meccanismo miope e farraginoso di applicazione della detenzione domiciliare previsto all’art. 123 del D. L. “Cura Italia” nella parte in cui subordina la concessione degli arresti domiciliari, per coloro i quali devono scontare una pena inferiore a diciotto mesi per reati di minore allarme sociale, all’applicazione del braccialetto elettronico. Ecco la dichiarazione:
Riecco inaffondabile e imbattibile il mitico braccialetto elettronico per i detenuti, che però, non si trova! Il testo del D. L., così come pubblicato in Gazzetta Ufficiale, di fatto finisce per non assicurare a tutti i detenuti in possesso dei requisiti per accedere alla detenzione domiciliare di poter beneficiare della “misura”. La disponibilità del braccialetto, infatti, è condizione per la concedibilità della detenzione domiciliare superiore a sei mesi. E poi non si trovano, nonostante tutti lo reclamano e gli scandali convenzioni-appalti costati fino ad ora 120 milioni di euro.”
Nel corso di questi ultimi giorni, ha continuato Ciambriello, “si sono susseguite numerose le storie di ristretti che non hanno ottenuto i domiciliari proprio per la mancanza dei braccialetti o che come il primo caso in Italia di detenzione domiciliare grazie ad un magistrato di sorveglianza di SMCV che fatto il provvedimento mancava in carcere e in questura il braccialetto.”
Il Garante campano fa appello alla sensibilità della politica affinché, quantomeno in sede di conversione del D. L. n. 18/2020, possa essere espunta dall’art. 123 la necessaria applicazione del braccialetto elettronico per poter beneficiare della detenzione domiciliare.
Infine, il Garante campano Ciambriello lancia un allarme: “Gli istituti penitenziari campani sono sovraffollati, è necessario limitare il rischio di contagio consentendo ad una buona fetta della popolazione carceraria di scontare gli ultimi mesi di condanna presso il domicilio, senza nessun tipo di restrizione. Bisogna al più presto decongestionare le carceri, è a rischio la salute della popolazione detenuta e di tutto il personale penitenziario”.