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Si riaccendono i riflettori su un’annosa questione, quella del sovraffollamento delle carceri. Un dato emerge su tutti: delle 16 case circondariali presenti sul territorio regionale almeno 10 risultano sovraffollate, compresi quelli più grandi nella città di Napoli: gli istituti di Poggioreale e Secondigliano che contano rispettivamente 500 e 300 unità in più rispetto al consentito. Risulta scarso anche il numero di poliziotti presenti: sono 4274 sui 4588 presenti.

Nella regione la percentuale di penitenziari sovraffollati è del 116%, con un picco nell’istituto di Arienzo (in provincia di Caserta) dove sono ospitati 86 detenuti sui 52 presenti. Questi dati emergono da un incontro che si è svolto nel Consiglio regionale della Campania alla presenza del segretario generale del sindacato polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo. “Questi sono i numeri di una situazione che rappresenta in pieno la drammaticità delle carceri campane – spiega Di Giacomo -. A questo va aggiunto il fallimento della vigilanza dinamica ossia la maggiore fiducia concessa ai detenuti attraverso una serie di concessioni intramurarie prime tra tutte la piena possibilità di muoversi all’interno della sezione senza più essere chiusi all’interno della cella. Questo ha portato in Campania come nel resto d’Italia un aumento degli eventi critici primi fra tutti le aggressioni nei confronti poliziotti penitenziari che oramai sono quotidiane e gli scontri tra detenuti”.

C’è un altro dato molto allarmante ed è quello che riguarda i suicidi tra le mura delle case circondariali. Dall’inizio dell’anno ad oggi, nelle carceri italiane si sono verificati 44 suicidi. Nel corso dell’intero 2016, nei penitenziari della Penisola si erano verificati 45 casi di suicidio in cella. E’ un trend in continua crescita quello che denuncia Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato polizia penitenziaria, intervenuto oggi in una conferenza stampa al Consiglio regionale della Campania. Il sindacato ha denunciato anche “la vergogna dei braccialetti elettronici – dice Di Giacomo – costati 110 milioni di euro e con un utilizzo di qualche decina di dispositivi per il decennio 2000-2010. Oggi, invece, vi è la corsa all’utilizzo del braccialetto persino a chi ha ammazzato una ragazzina di sedici anni e se ne va in giro in auto per ore. A questi si concede l’utilizzo del braccialetto elettronico anche dopo due mesi di carcerazione”.

Il segretario generale alla fine del suo tour in Italia, la prossima settimana a Palermo, chiederà al Guardasigilli, Andrea Orlando, e al governo una revisione dell’attuale sistema carcerario e maggiori tutele per i poliziotti penitenziari.