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Napoli – Il “super direttore” torna a Napoli. Un anno fa era andato via tra gli applausi di polizia penitenziaria e detenuti. Tutti avevano infatti apprezzato il suo impegno nel migliorare le condizioni di vivibilità della casa circondariale “Giuseppe Salvia” e il numero di detenuto al suo interno ristretti. Accantonato l’incarico di direttore del carcere di Poggioreale, e dopo alcuni mesi trascorsi lontano da Napoli, Antonio Fullone rientra adesso dalla porta principale. Il 52enne dirigente generale dell’amministrazione penitenziaria è infatti il nuovo provveditore regionale della Campania. Il manager tarantino ha preso possesso del suo nuovo ufficio di via Nuova Poggioreale lunedì mattina e senza perdere tempo ha subito effettuato una prima visita ispettiva nell’istituto di Ariano Irpino, nell’Avellinese.
 
Il neo provveditore sarà certamente chiamato a un impegno gravoso da qui ai prossimi mesi. Nella sua competenza ricadono infatti ben quindici penitenzieri e su tutti spicca, neanche a dirlo, la casa circondariale di Poggioreale, ormai da mesi alle prese con l’ennesima recrudescenza dell’emergenza sovraffollamento: al suo interno sono attualmente ristretti oltre 2.100 detenuti, di cui 750 condannati in via definitiva e ancora in attesa di trasferimento in casa di reclusione. Vale la pena ricordare che proprio sotto la sua direzione il carcere “Giuseppe Salvia” era per un certo periodo tornato ad avere un numero di detenuti quantomeno sostenibile: ma quelle cifre oggi sembrano essere diventate soltanto un lontano ricordo. Fullone, tarantino con un curriculum che lo ha visto girare negli istituti di tutta Italia, da Lecce a Foggia, Bari, Verona, Perugia fino alla Calabria e alla Sardegna, aveva lasciato nel 2018 dopo tre anni la direzione del carcere di Poggioreale: un valzer scaturito proprio dalla nomina di dirigente dell’Amministrazione penitenziaria. Il decreto di nomina controfirmato dal presidente della Repubblica era arrivato il 27 aprile e ne aveva determinato la promozione a un incarico più alto e prestigioso, cioè quello di provveditore regionale, in una sede che però non era ancora stata definita. Tre anni vissuti intensamente da Antonio Fullone a Poggioreale, dove si è impegnato e messo in luce nel delicato processo di apertura del carcere napoletano verso la città, attraverso iniziative-ponte tra dentro e fuori le mura, dopo essersi adoperato per i lavori di ristrutturazione dei padiglioni interni al fine di rendere la struttura di inizio Novecento, ormai obsoleta, il più vicino possibile e aderente ai parametri imposti dalla legge e soprattutto da quelli necessari per il rispetto dell dignità umana. La sua ultima iniziativa erano stati i quattro “corner dedicati” per i colloqui con i minori nella casa circondariale. Ma il tempo per pensare al passato è già finito, una nuova sfida, forse quella più difficile della sua carriera, è già iniziata.