Il 10 ottobre 2025 il Capo del Dipartimento Stefano Carmine De Michele ha inviato ai direttori delle carceri una nota sulle misure di coordinamento tra le aree per l’efficienza operativa, la prevenzione di eventi critici negli istituti penitenziari. Questa nota è arrivata dopo che migliaia di detenuti quotidianamente manifestano attraverso forme di autolesionismo, proteste, scioperi della fame, della sete, sia disfunzioni organizzative interne, sia problemi relativi alla mancanza di scorta per il trasferimento negli ospedali, nei centri clinici per visite specialistiche. Su questa nota il Garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello nonché Portavoce della Conferenza Nazionale dei Garanti dichiara: “Non entro nel merito di tutte le osservazioni, le proposte, le sollecitazioni o gli ammonimenti che il Capo del DAP fa con questa nota per prevenire gli eventi critici degli istituti penitenziari. Mi fa piacere che il Capo DAP, nella prima parte, fa riferimento al diritto del detenuto appena arrivato in carcere di ricevere «un’informativa chiara, completa e comprensibile sui propri diritti fondamentali: comunicazioni con i familiari, contatti con il difensore, accesso ai servizi sanitari e amministrativi». In pratica riconosce che in nessuno dei 190 istituti italiani al detenuto viene consegnato un regolamento appena entra in carcere. Anche altri passaggi sono puntuali, efficaci rispetto anche all’impegno che le aree educative e la direzione del carcere devono mettere in campo, ma su un punto voglio subito stabilire la distanza e riguarda la gestione sanitaria. Il Capo DAP dice: «La gestione sanitaria è uno dei fronti più sensibili e delicati, spesso fonte di tensioni che sfociano in eventi critici. È indispensabile che il ricorso ai trasferimenti esterni venga circoscritto ai soli casi indifferibili e documentati da certificazioni puntuali. Troppo frequenti risultano i cosiddetti ‘pendolarismi ospedalieri’ per urgenze differibili, che generano disagio, costi e rischi di sicurezza. Occorre valorizzare le risorse interne, garantendo continuità delle cure e tempestività delle risposte. Il medico penitenziario deve assumersi la responsabilità di una valutazione rigorosa, contattando direttamente il 118 solo nei casi di effettivo pericolo di vita». Credo che sia un’invasione di campo dell’amministrazione penitenziaria nei confronti della sanità locale e regionale: criteri di valutazione, di decisioni, prese di posizione che non appartengono all’amministrazione penitenziaria.
Queste righe ledono i diritti delle persone detenute, il diritto fondamentale alla salute previsto dall’art. 32 della Costituzione. Ci lascia perplessi come Garanti questo progressivo accentramento del DAP anche nelle materie non proprie e denuncio pubblicamente che, quotidianamente, saltano, in tutti i 190 istituti italiani, le visite specialistiche e i ricoveri. Il Dott. De Michele lo chiama ‘pendolarismo ospedaliero’; un linguaggio offensivo della dignità delle persone, del lavoro degli operatori sanitari che alla pari della polizia penitenziaria sono in trincea quotidianamente”. Così conclude Samuele Ciambriello.
 
            
 
		 
        








