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Accolta la richiesta di Coldiretti Campania, la Regione prende un anno di tempo per stabilire gli adeguamenti necessari nelle nuove zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola. Ieri sera si è tenuto un tavolo tecnico presso l’Assessorato regionale all’Agricoltura, nel corso del quale si è discusso del decreto dirigenziale che la Regione ha definito a seguito della nota inviata da Coldiretti Campania nel gennaio scorso e che di fatto ha sostanziato una sospensione dell’entrata in vigore della nuova delimitazione fino al 1° marzo 2019.

In realtà il provvedimento regionale sospende fino al prossimo 11 dicembre, ma il divieto di smaltire rifiuti zootecnici è già previsto dal 1° dicembre al 28 febbraio 2019. Non si tratta di una proroga, ma di un lasso temporale che la Regione ha definito per avviare la revisione del “Programma d’azione per le zone vulnerabili all’inquinamento da nitrati di origine agricola”. Si sottolinea come il comma 3 del provvedimento preveda, nelle more degli adempimenti previsti al punto 1 (revisione del Programma), che il Programma vigente si applichi alle aziende presenti in zone vulnerabili così come da precedente delimitazione.

Si è discusso inoltre delle possibili opportunità offerte sia dalla misura 4.1.1 che dalla misura 4.1.3 dell’attuale PSR della Campania per le quali è possibile finanziare investimenti per impianti di abbattimento del tenore di azoto nei liquami, che vadano incontro alle esigenze delle aziende zootecniche.

Nel ringraziare l’Assessorato per il provvedimento – sottolinea Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania – vorrei invitare la Regione ad aprire in tempi rapidi un tavolo di lavoro con il mondo scientifico e le associazioni di categoria per arrivare a scelte ponderate. Noi siamo perfettamente d’accordo sulla necessità di proteggere le acque dall’inquinamento provocato dai nitrati, ma occorre mettere le aziende agricole nella condizione di ageduarsi. Allo stesso tempo occorre individuare tutte le fonti di inquinamento, senza puntare l’attenzione solo verso le aziende agricole. Spesso la causa è da ricercare nella mancata depurazione e quindi da origini antropiche. Una volta individuato il carico inquinante delle diverse fonti, le imprese agricole sono disponibili a svolgere la propria parte. Ma non vorrei che si arrivi poi come è successo con la Terra dei Fuochi, che ha lasciato per lungo tempo il dubbio sull’agricoltura, salvo poi scoprire, grazie alle analisi dell’Istituto Zooprofilattico, che i terreni coinvolti erano pochi ettari e non agricoli”.

La vicenda nasce dalla delibera della Giunta Regionale n. 762 del 5 dicembre 2017 con la quale, in attuazione delle disposizioni comunitarie e nazionali, ha delimitato le nuove zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola. Si tratta di un ampio territorio che si estende su una superficie complessiva di circa 316 mila ettari in massima parte localizzati soprattutto nelle pianure costiere ove è presente peraltro un elevato carico demografico che per qualche centro in esso ubicato raggiunge livelli da primato.

“L’esigenza di dover mettere in campo quanto necessario per tutelare le acque superficiali dall’inquinamento da nitrati di origine agricola – precisa Coldiretti Campania – non trova certo l’opposizione della nostra organizzazione. La nuova delimitazione deve entrare in vigore quanto prima e Coldiretti è convinta che le acque superficiali, in quanto risorsa di rilevante interesse, debbano essere adeguatamente tutelate. Al tempo stesso, tuttavia, Coldiretti chiede che si adottino gli accorgimenti necessari a ridurre al massimo i contraccolpi derivanti dall’applicazione della nuova delimitazione alle aziende zootecniche. Ove non venissero introdotti meccanismi per ammortizzare l’impatto dell’attuazione della delibera, gli allevatori potrebbero dismettere gli allevamenti con un grave pregiudizio per l’intero settore. Si tenga conto che nella nuova delimitazione vengono coinvolte per la prima volta nuove aziende agricole, molte delle quali non sono ancora informate della loro inclusione nelle aree sensibili ai nitrati di natura organica e agli obblighi che ciò comporta. È il caso questo delle aziende zootecniche che vengono comprese per la prima volta nelle “ZVNOA”. Nella stessa situazione vengono a trovarsi anche aziende agricole che non conducono allevamenti (aziende agricole della IV gamma, aziende frutticole, aziende orticole in pieno campo ed in coltura protetta, ecc.). Il numero di queste aziende è rilevante, soprattutto nell’area della Piana del Sele nella quale si localizzano specializzazioni produttive di rilevante estensione”.