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Nel settore del gaming esistono due macro-categorie specifiche, che identificano i prodotti in base alla loro diffusione e al tipo di pubblico verso il quale si rivolgono: i titoli commerciali e quelli di nicchia. Queste due definizioni non si basano esclusivamente sulle vendite o sulla visibilità mediatica, ma coinvolgono anche altri fattori: ad esempio il genere d’appartenenza, le scelte stilistiche, le meccaniche di gioco e le strategie di distribuzione. Vediamo quindi di capire come etichettare i videogames nel modo corretto, sebbene in certi casi il confine tra nicchia e commerciale risulti molto sfumato.

Videogioco commerciale o di nicchia?

Un videogioco commerciale punta a raggiungere un pubblico globale, spesso attraverso generi mainstream e meccaniche di gioco familiari. Questi titoli appartengono soprattutto alle categorie action, shooter, GDR, sportivi e adventure. L’obiettivo primario è generare profitto attraverso le vendite dirette, gli abbonamenti o le micro-transazioni (come avviene con i DLC e le altre espansioni). Un esempio lampante è Fortnite: ha saputo conquistare il mercato grazie ad un modello free-to-play, abbinato ad un sistema economico basato sulle già citate micro-transazioni. Questo sistema consente agli sviluppatori di monetizzare attraverso gli acquisti opzionali di oggetti o vantaggi in-game, spesso inseriti in dinamiche pay-to-win che premiano chi spende più denaro.

I videogame che richiedono una spesa da parte dell’utente, però, non è detto che siano necessariamente commerciali. Basti ad esempio pensare alla categoria del gambling, dove si trovano diverse alternative. Oggi infatti è possibile giocare anche nei casino italiani non aams, ovvero un’opzione parallela ai portali certificati dall’ADM. In tal caso è corretto sostenere che queste piattaforme rientrano nella definizione “giochi di nicchia”, nonostante il gambling sia di per sé un fenomeno di portata globale.

Approfondendo il discorso, i videogiochi di nicchia si rivolgono ad un pubblico ristretto ma molto fidelizzato. Non cercano di accontentare tutti, ma propongono esperienze più specifiche, spesso sperimentali, e in molti casi frutto del lavoro di team indipendenti. I generi associati a questa categoria includono le visual novel, i titoli strategici 4X, i tower defense, i metroidvania e i roguelike. Va però detto che un gioco di nicchia può facilmente diventare commerciale, se va incontro ad un successo clamoroso. Nel campo dei roguelike è quanto accaduto con “The Binding of Isaac”, diventato famoso in pochi mesi per via dello streaming su siti come Twitch e YouTube.

Altre informazioni da conoscere

Il rischio principale dei videogiochi commerciali è la possibile perdita di originalità nel medio periodo. Il tentativo di aderire alle mode del momento può portare alla creazione di prodotti molto simili tra loro, privi di un’identità distintiva. Spesso si assiste alla pubblicazione di giochi che riprendono le stesse strutture ludiche, gli stessi personaggi stereotipati e gli stessi sistemi di progressione, generando un effetto di saturazione che compromette la varietà dell’offerta. Di contro, come già accennato, questi giochi hanno dalla loro parte il vantaggio della notorietà: raggiungono milioni di utenti, beneficiano di campagne pubblicitarie massive e ricevono una copertura costante da parte dei media. In sintesi, anche se banali, non soffriranno mai di alcun problema a livello di introiti.