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Piero De Luca è l’unico candidato alla segreteria regionale in Campania del Pd, e nell’incipit delle sue linee politico-programmatiche saluta il ritorno al discutere “aperto e partecipativo” nel suo partito, dopo la lunga fase di commissariamento. Si è chiusa infatti alle 12 la possibilità di presentare candidature, e la sola depositata è quella del parlamentare salernitano, figlio del governatore Vincenzo De Luca. Il congresso regionale si svolgerà dal 25 al 28 settembre. E come negli accordi tra l’area deluchiana e il Nazareno, De Luca jr si avvia a diventare il nuovo segretario campano dei dem. Non sarà esattamente un congresso combattuto, questo va detto. Ma il candidato unico – dopo i ringraziamenti di rito al commissario regionale Antonio Misiani e alla segretaria nazionale Elly Schlein – spiega come fosse “ormai più che necessario ripristinare le condizioni di funzionamento dei nostri organismi”. Un bisogno connaturato al Pd, evidentemente. “Sia per far esprimere, intervenire, discutere in modo aperto e partecipativo i nostri iscritti sui temi politici ed istituzionali di stringente attualità – argomenta il segretario in pectore -. Sia per consentire al Pd campano di affrontare con piena legittimazione e autorevolezza gli impegnativi compiti che si prospettano in una fase così delicata e complessa per la nostra comunità e per l’intero Paese”. E ci sembra già di vedere il prossimo congresso campano del Pd, partito nel cui statuto la parola ‘primarie’ ricorre 22 volte. Gli iscritti chiamati ad esprimersi, intervenire, confrontarsi sui vari temi. Per poi dover inevitabilmente votare l’unico candidato disponibile. Ma sempre in modo aperto e partecipativo, però.

Nelle 13 pagine di programma congressuale, Piero De Luca analizza dapprima il contesto internazionale, con lo scenario di guerre dal Medioriente all’Ucraina. E senza risparmiare bacchettate alla premier Giorgia Meloni, dal “silenzio” su Gaza, che “è complicità”, al balbettare sui dazi, fino al “segno fortemente antimeridionalista” dell’azione di governo. Quindi il deputato-candidato si sofferma sulla “vicenda regionale“. E anche qui, punta il dito contro “un’aperta offensiva del governo Meloni”: bersaglio Palazzo Santa Lucia. Si fa presto ad elencare le prove dell’attacco di Palazzo Chigi: dal “blocco ingiustificato per oltre due anni dei fondi Sviluppo e Coesione“, e alla loro “decurtazione per due miliardi“, fino al “vergognoso no” alla “fuoriuscita della Campania dal piano di rientro in sanità”. E questo “nonostante i risultati oggettivi conseguiti dalla Regione su tutti i fronti dell’assistenza sanitaria”. Tutte “azioni volte a condizionare anche l’imminente consultazione elettorale”. Ecco, il tono si fa sobrio, quasi pudìco, quando Piero De Luca parla dell’amministrazione di Vincenzo De Luca. Perché “il Pd in Campania deve essere in prima linea per sventare” l’assalto meloniano, con l’obiettivo di “difendere il patrimonio di risultati importanti ottenuti in questi 10 anni”. Del resto, “gli obbiettivi raggiunti sono sotto gli occhi di tutti”. E via elencando.

La “svolta nelle politiche della salute”, che “hanno consentito nel 2019 di uscire da un pesante commissariamento durato oltre dieci anni“. E come non definire “straordinaria” l’azione della Regione nella “battaglia contro il Covid”. Ciò ha evitato “una vera e propria ecatombe nell’area più antropizzata d’Europa”. Nonostante “15000 medici in meno, la Campania ha registrato il numero più basso di decessi dovuti al Covid rispetto alla popolazione”. Senza trascurare “il piano per l’emergenza socio-economica”, adottato da “unica Regione in Italia”. E sempre tenendo un profilo basso, si ricordano il “nuovo Piano ospedaliero”, con la rete dei presidi “razionalizzata” e i servizi essenziali “potenziati”. Oppure il programma di edilizia sanitaria, dove spicca “un piano di interventi superiore a 2 miliardi di euro”. Altri fiori all’occhiello: “L’attenzione all’occupazione” è stata “significativa”, mentre di “rilievo” sono stati “il progetto Scuola viva, le azioni sui Centri Antiviolenza e Case di Accoglienza”. E sono state “importanti” le scelte “nel campo del sostegno alle attività produttive”.

Nel settore ambientale, invece, si è addirittura aperta “una fase nuova”. Il ciclo dei rifiuti? “Mantenuto sotto controllo, senza nemmeno un giorno di emergenza”. Come pure, dopo 10 anni, è in “avanzata fase di attuazione il programma di rimozione delle vecchie ecoballe”. E che dire del trasporto pubblico locale? Si rammenta “il rilancio dell’Eav, nel 2015 sull’orlo del fallimento“. Si menzionano gli “oltre 1000 autobus nuovi acquistati“, le “decine di treni moderni per i pendolari”. La Circumvesuviana, d’altronde, vede “in corso il completamento degli interventi”. E se per l’antica linea, con schietta onestà intellettuale, si ammettono “criticità nel servizio”, non bisogna tuttavia temere: per superarle, le sono destinati nuovi treni “a partire da questa estate”. Insomma, la Campania ora gode di “nuova credibilità”. E certo, “naturalmente resta tanto da fare”, ci mancherebbe. Con una postilla: “Ma il solco è tracciato”. E per fortuna, il candidato unico non evoca l’aratro.