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A metà gennaio per la prima volta dall’inizio della pandemia l’incidenza dei casi di Covid tra gli under 20 ha superato quella delle fasce sopra questa età, e il ‘primato‘ è rimasto anche nelle settimane successive. Lo certificano i dati del ‘Focus sull’età evolutiva‘ prodotto dall’Iss e presentato lo scorso venerdì al Cts, particolarmente significativi in un momento in cui si discute dell’ipotesi di chiusura delle scuole. L’incidenza di gennaio/febbraio, si legge nel documento, è stata per gli under 20 intorno ai 150 casi per 100mila abitanti, un dato comunque molto più basso rispetto ai 300 toccati lo scorso novembre. Per tutta la durata della pandemia però il valore è sempre rimasto più basso di quella dei ‘più vecchi‘, fino appunto a metà gennaio, e ora le due curve salgono allo stesso modo ma con quella degli under 20 che è sopra l’altra. Il valore più alto di incidenza è registrato fra i 14-19 anni, poco meno di 200 casi ogni 100mila abitanti. E’ leggermente più bassa tra 11 e 13 e tra 6 e 10, mentre tra 3 e 5 è circa 120 e tra 0 e 3 è circa 100. Nelle fasce di età più giovani, fra i casi diagnosticati rimangono pochissimi quelli gravi, mentre quelli lievi sono circa il 60% e il resto sono pauci-sintomatici. Il rapporto ha censito anche il numero assoluto dei casi nella fascia di età sotto i 20 anni, che sono stati sopra i 106mila a novembre per poi scendere a circa 61mila sia a dicembre che a gennaio. Se si scompone il dato nelle singole fasce si vede che a gennaio sono stati circa 24mila i casi tra i 14-19enni, poco più di undicimila tra 11 e 13, circa 15mila tra 6 e 10, circa 7mila tra 3 e 5 e poco meno di 5mila nei più piccoli. Sempre a novembre si è raggiunto il picco di ricoveri in terapia intensiva per queste fasce, 53, scesi poi a 25 a dicembre e 21 a gennaio. Stesso andamento per i decessi, otto a novembre.