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Aurelio De Laurentiis ha esternato, ancora una volta, danneggiando Napoli e il Napoli. “Per Mertens non sono disposto a fare sforzi importanti”, ha detto il presidente del Napoli, “ogni giocatore ha un suo valore a seconda di dove gioca e che età ha. Se poi un giocatore vuole andare a fare le marchette in Cina e perché viene strapagato va a vivere due o tre anni di merda, questo è un problema suo, nel quale io non posso entrare. Non posso considerare concorrenziale la Cina, che considero lontana. Se altri la considerano vicina sono problemi loro, che non mi riguardano. Nella vita bisogna scegliere se essere contenti”, ha detto De Laurentiis, “e lavorare in quello che ti piace, o se vuoi lavorare solo per soldi. Se consideri i soldi un fine vadano in Cina”.

“Lo stadio? E’ della città”, ha aggiunto il patron, “ce ne faremo carico quando vorranno vendercelo per 1 euro simbolico, ma il problema è che se sarà nostro si deve combattere facendoci passare la voglia e andremmo a trovare forse una squadra altrove, in Inghilterra, lasciando il Napoli ad altri”.

Insigne? “Ha sempre avuto un atteggiamento di scomodità a Napoli. Io Insigne lo capisco e lo proteggo, mi piace e mi sta simpatico però”, ha esternato De Laurentiis, “lui ha sempre sentito scomoda la situazione napoletana. Bisogna che si tranquillizzi”. Infine, ha fatto capire che verranno venduti sia Koulibaly che Fabian Ruiz.

Fin qui la cronaca dell’ennesima sparata di De Laurentiis: a due giorni da Napoli-Verona, con uno stadio che si annuncia pieno, seppure fino ad ora la squadra non abbia entusiasmato, il presidente insulta Dries Mertens, il più amato dai sostenitori azzurri, “colpevole” di chiedere un rinnovo, come fanno tutti i calciatori del mondo; e attacca Insigne, il capitano del Napoli, reduce da prestazioni brillanti in nazionale. Il presidente del Napoli si dimostra ancora una volta inadeguato al suo ruolo: la maglia azzurra rappresenta la città nel mondo, e le affermazioni di questa mattina, siamo sicuri, verranno rilanciate ovviamente anche in Cina, con il risultato di penalizzare l’immagine di Napoli. Le parole del presidente rischiano di avere effetti molto negativi anche sulla squadra: è ovvio che da questo momento in poi sia Mertens che Callejon avranno tutto il diritto di pensare a procurarsi una nuova squadra, mentre Insigne dovrà ammortizzare l’ennesimo colpo all’autostima e alla sua dignità di uomo e di calciatore.

A che cosa punta, De Laurentiis? Perché si impegna così a fondo nel danneggiare squadra e città? La risposta è molto semplice: al presidente del NapoliNapoli non piace. Non sopporta i tifosi, non sopporta le istituzioni (resterà nella storia delle figuracce il comunicato di Carlo Ancelotti contro il Comune e la Regione a proposito degli spogliatoi del San Paolo), probabilmente non sopporta i napoletani in generale. Vive il suo impegno nel mondo del calcio come se fosse il proprietario di un fondo di investimento: incassi, spese, utili. Nessun attaccamento alla maglia, nessun tipo di emozione: De Laurentiis è, legittimamente, un imprenditore che domattina (come ha detto oggi) potrebbe salutare Napoli e andarsene in Inghilterra, senza alcun tipo di sentimento o nostalgia.

Tutto ciò, è chiaro a tutti, anche a quei giornalisti napoletani che sacrificano il dovere di raccontare ai lettori la verità sull’altare della faziosità, della genuflessione, della, in alcuni casi, vera e propria sottomissione. Bene: noi, per quanto ci riguarda, siamo stanchi. Siamo stanchi di digerire insulti e provocazioni, di vedere il Napoli ridotto a un genere di largo consumo, di essere costretti ad assistere a questo tragicomico spettacolo perché in fondo “De Laurentiis ci porta in Champions tutti gli anni”, come se a guadagnare dalla qualificazione non fosse sempre e comunque lui, insieme ai familiari che siedono nel Cda.

di Carlo Tarallo