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Salerno – “La democrazia vive se ha legittimazione da parte dei cittadini e se produce risultati. La democrazia italiana rischia di non produrre né questo né quello. Abbiamo un livello di burocratismo in questo Paese che è sconvolgente, una vera e propria palude burocratica che impedisce qualunque trasformazione urbana, qualunque investimento“. Lo ha detto il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, questa sera nel corso della presentazione del suo libro “La democrazia al bivio” (Guida editori), a Palazzo di Città di Salerno. Secondo il governatore “È evidente che in queste condizioni noi non realizzeremo né il PNRR né grandi programmi di investimenti per creare lavoro. Dobbiamo anche rinnovare le istituzioni. La democrazia deve essere adeguata ai tempi contemporanei, ai tempi dell’economia. Non possiamo avere un sistema istituzionale che per decidere ci mette anni o una burocrazia che per rilasciare un parere ci mette dieci anni per un qualunque intervento. Dobbiamo muoverci perché gli altri paesi non aspettano l’Italia“.

Il problema è dove andare e come governare l’Italia. Io credo che dobbiamo lavorare per creare un’unica grande formazione riformista, un grande partito democratico che sia in grado di rinnovare il proprio programma, in un rapporto con i cittadini“. Ha aggiunto Vincenzo De Luca, commentando la situazione attuale dei cinque stelle e descrivendo quello che secondo lui è il futuro politico del PD. “Ci sono delle tematiche – ha proseguito – che il PD continua non affrontare, come il tema della sicurezza, che per me è un tema decisivo. La sburocratizzazione dell’Italia dovrebbe essere uno degli obiettivi principali, un piano per il lavoro per i giovani del Sud, parlo di 200mila giovani, il tema della giustizia. C’è un rinnovamento di programma che deve essere conseguito e ancora non ci siamo e c’è una frantumazione di tanti partiti, gruppi e sottogruppi che servono soltanto a garantire la rielezione dei dirigenti di questi gruppi“.

Nessuna candidatura. Sto cercando solo di offrire spunti di riflessione anche alle forze politiche e di lanciare un allarme perché in queste condizioni noi non governiamo più l’Italia e non creiamo quello che dobbiamo creare per intere generazioni, il lavoro ed una società ambientalmente equilibrata e difendibile“. Ha detto il governatore della Campania, spiegando il perché abbia deciso di scrivere questo libro.

Faremo la nostra battaglia in compagnia o non in compagnia. È evidente che senza il consenso della Campania non vanno da nessuna parte. Questo lo sanno benissimo. Noi dobbiamo decentrare i poteri. Quello che è accaduto per la sanità è emblematico. Non lo hanno capito forse tutti, ma se non ci fossero state le regioni, saremmo andati al disastro con questo ministero che abbiamo avuto. Dobbiamo decentrare i pareri sul piano dell’ambiente, le opere pubbliche. Dobbiamo sburocratizzare e decentrare ma tenendo fermi alcuni punti: fondo di solidarietà per il Sud, il mondo della scuola deve avere una impostazione nazionale non regionale. C’è da discutere e anche da combattere“, ha proseguito il Presidente della Regione Campania.

Credo che Papa Francesco sia un uomo e un testimone spirituale di grandissima autorità, di grandissimo coraggio“. Ha concluso Vincenzo De Luca, commentando la guerra in Ucraina e il ruolo del pontefice. “Credo – ha spiegato De Lucache questo coraggio gli derivi dal fatto che sia argentino. Probabilmente se fosse stato un europeo non avrebbe parlato con tale chiarezza. È argentino, cioè parte di quei tre/quarti o tre/quinti dell’umanità che sono fuori dall’Europa e non concepiscono questa egemonia europea. Papa Francesco è anche la voce di questi miliardi di esseri umani che non si riconoscono in forme di neocolonialismo. Papa Francesco dice parole chiare, condanna ovviamente l’invasione dell’Ucraina, condanna le aggressioni ma invita tutti a non leggere il mondo in termini di buoni e cattivi perché di buoni al 100% non ce ne sono. Mi sono permesso di dire io che c’è un colpevole certo che è la Russia ma non ci sono innocenti e men che meno la Nato“.