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Disse il prete: fai quello che dico ma non fare quello che faccio. Quanto è bella la saggezza popolare. E quanto è utile. Come un rifugio sicuro, ti offre riparo nei tempi più duri, pure nell’emergenza. Non può proteggerti da tutto – magari! – ma dai cattivi predicatori sì. E nel caso di specie, il prete da ascoltare – ma solo perché in tempi di quarantena siamo tutti di bocca e orecchie buone – ma da non emulare si chiama Vincenzo De Luca.

A lui il Covid lo ha ringalluzzito. Fossimo ancora nei giorni di Pasqua potremmo pure parlare di resurrezione. Esageriamo? Riavvolgete un attimo il nastro. Nell’epoca Avanti Covid, e dunque a febbraio, a Roma neanche volevano più ricandidarlo. Il Movimento Cinque Stelle lo detestava, il Pd a stento lo sopportava. Politicamente parlando, era un ‘Dead Man Walking’. Sentenza emessa, si aspettava solo l’esecuzione: De Luca, finito, già contrattava il contentino. Un posto al sole per lui e ovviamente una ricandidatura certa per il primogenito Piero. Perché pure un governatore tene famiglia e quando si tratta di incassare il distanziamento sociale non esiste: papà e figlio camminano a braccetto.

Poi è arrivato il virus e con l’emergenza Covid è cominciata anche la campagna elettorale di De Luca. Urla, minacce e imprecazioni. Chi lo chiama sceriffo e chi lo chiama macchietta. Fatto sta che parla ogni giorno. Parla sempre. E sempre solo. Mai un contraddittorio, mai una domanda (se non dopo il lasciapassare del suo personalissimo organo di censura). Il risultato? Ora è lui che vuole votare subito. Magari a luglio. Magari domani. E certo: sono due mesi che vende fumo. E anche bene, per carità, chi può negarlo. Ma il fumo – e Vincenzo lo sa – prima o poi si diraderà. Cosa resterà? Un reuccio nudo. In tanti scopriranno che le sue chiacchiere tali sono: chiacchiere.

A provarlo è quanto accaduto con la gara regionale per la fornitura delle mascherine da destinare alla cittadinanza campana per la “Fase 2”. A gestire la procedura – d’urgenza, si intende – è stata la Soresa, la società regionale per la sanità. Il fatto è serio: si parla di sicurezza, di salute. Ancora meglio: della nostra sicurezza, della nostra salute. E che siamo Bugs Bunny noi? No, non lo siamo. Non siamo creature della Looney Tunes, non siamo cartoni animati. Lo ha detto De Luca (ricordate, sì?). Siamo donne, uomini, anziani, bambini. Meritiamo di più, vero Presidente? Meritiamo il meglio.

Che delusione, allora, leggere che l’aggiudicazione “avverrà con il criterio del minor prezzo”. Nella determinazione siglata dall’amministratore delegato della Soresa neanche un rigo, una frase, una parola o una sillaba fanno pensare alla qualità delle mascherine che da qui a poco dovremo indossare, tutti noi, per prevenire una nuova esplosione del contagio. “La lettera di invito della procedura negoziata di cui trattasi – si legge ancora dall’atto Soresa richiedeva che gli operatori economici partecipanti dovessero in sede di offerta specificare la tempistica temporale in relazione, in particolare, al periodo di fornitura più ravvicinato”.

Traduciamo il pensiero della Regione: ci interessa solo che facciate presto.

Ma la fretta – di nuovo la saggezza popolare – è cattiva consigliera. E infatti a leggere l’elenco dei sette aggiudicatari (i vincitori della procedura) per i quali verranno eseguiti degli ordini nel primo periodo di fornitura emergono delle sorprese. Buone? No, cattive. E considerate le premesse c’era da aspettarselo. Delle sette società chiamate a fornire 3 milioni di mascherine per i cittadini campani, soltanto una (1!), la Angelo Carillo spa, ha ottenuto l’autorizzazione del Ministero della Salute.

E le altre sei? Una è in “attesa” del via libera del dicastero: aspetta l’esito delle prove (incrociamo le dita!). E le altre cinque? Nemmeno l’hanno richiesta l’autorizzazione!!! Incredibile? Credeteci. E chi lo dice? L’albo delle autorizzazioni rilasciate dal Ministero (aggiornato al 19 aprile). E De Luca lo sa? L’atto è pubblico, tra una sparata e l’altra, lo sceriffo cinque minuti di tempo per leggere un elenco lungo 23 (non 2300) pagine poteva trovarlo.

Possibile obiezione: anche le altre società in corsa, forse, non avevano l’autorizzazione e con questi almeno risparmiamo.

Obiezione respinta. La beneventana Car Abbigliamento ad esempio, l’autorizzazione dal Ministero della Salute ce l’ha. Di più: la scorsa settimana, per ironia della sorte proprio il giorno prima che Soresa valutasse le “sue” offerte, la Car Abbigliamento siglava a Roma un contratto di fornitura addirittura con il Ministero della Difesa. Uno dei dicasteri chiave del governo italiano, per giunta impegnato proprio nel campo della sicurezza, ha riconosciuto la qualità di questa produzione made in Sannio e già ieri ha ricevuto una scorta iniziale di 50mila mascherine.

A Napoli, invece, De Luca ha rovesciato il mondo, escludendo l’azienda sannita perchè non avrebbe i requisiti. Siamo al paradosso: in Campania chi ha l’autorizzazione del Ministero della Salute non può lavorare; può farlo. però, chi quella stessa autorizzazione non è in grado di ottenerla. 

Perchè? Perchè nella scala di priorità del Presidente, l’emergenza in Campania è la campagna elettorale, non la salute dei cittadini, non il contrasto al Coronavirus.

E De Luca non fa prevenzione, fa propaganda. Le mascherine alla Bugs Bunny che in pubblico disprezza poi le compra.

In conclusione, De Luca non è uno sceriffo, è un bluffatore. Neanche tanto abile, aggiungiamo: per scoprirlo è bastato vedere le carte.