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Napoli – Diego Armando Maradona e sicuramente Napoli i protagonisti di «Diego Maradona. Ribelle. Eroe. Sfrontato. Dio», il documentario del premio Oscar Asif Kapadia, presentato oggi in anteprima al Multicinema Modernissimo di Napoli, prima alla stampa e in serata al pubblico. 

O meglio, la città è l’antagonista. Sfondo della sua gloria, crocevia della perdizione, culla di un figlio riconosciuto solo anni dopo. “La vita di Diego cambia con la nascita, non accettata di quel bimbo” dice il regista. Che non a caso inserisce dopo i titoli di coda l’immagine della loro riconciliazione, nel 2016. 
Film già passato al Festival di Cannes fuori concorso e che dal 23 al 25 settembre arriva come evento speciale nelle sale italiane, distribuito da Nexo Digital e Leone Film Group.
Si tratta di cinquecento ore di girato inedito commissionato dal primo agente del Pibe, Cyterszpiler, a due operatori che avevano la mission di seguirlo ovunque (sul campo e fuori) negli anni napoletani della sua carriera di novello gladiatore. Un documento esplosivo e pieno di ritmo.
Il film parte il 5 luglio del 1984, quando una squadra di calcio, non certo florida, acquista, rischiando la bancarotta, Diego Armando Maradona. Il campione e’ trascinato in una corsa folle in auto per le strade di Napoli fino allo stadio. Qui attraversando camminamenti sotterranei, proprio come un gladiatore, arriva alla conferenza stampa tra il tripudio dei tifosi. Un’accoglienza tanto rumorosa il che il presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, minaccia a un certo punto di annullare la conferenza stampa di presentazione.
Si vede poi la conquista della Primera Divisin, il Boca, la Coppa del Mondo, la Spagna, i trionfi napoletani (due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa Uefa) insieme alle sconfitte: oltre a cocaina e ai rapporti con la Camorra, ai figli nati fuori dal matrimonio con Claudia, agli scandali, alle intercettazioni, alle prostitute.
E questo fino al grande ‘tradimento’ che lo rese un diavolo per la maggior parte degli italiani e, soprattutto, per i napoletani, ovvero la semifinale del Mondiale del 1990, Italia- Argentina, la cosiddetta “notte degli errori”, che si tenne nello stadio sbagliato (il San Paolo) e dove Maradona fu troppo bravo come al solito. Da allora la Napoli che lui chiamava “la mia casa”, non fu più la stessa nei suoi confronti.