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Un passo in avanti, un ulteriore salto verso la civiltà e verso il benessere degli animali. Dal primo luglio, infatti, è entrato in vigore, su tutto il territorio nazionale, il divieto di tenere i cani alla catena, pena sanzioni che vanno dai 500 ai 5000 euro.

Si tratta di una legge che è venuta fuori tra tante polemiche – ha commentato Antonietta Zarrelli, presidente sannita di ADA Liguriae nel contrasto tra le associazioni. Si tratta, però, di qualcosa di molto importante. Con la vecchia legge 189 la catena non era menzionata e questo rendeva complicato dare ogni tipo di spiegazione e far capire che non era una pratica accettabile. Finalmente, adesso, si parla di animale come essere senziente e viene registrato dal Codice Penale. E’ questo il grande passo in avanti”.

E per arrivarci gli step sono stati tanti.

Prima del 2004, quando si faceva una denuncia per maltrattamento agli animali si parlava di reato contro la morale ed era poco efficace dal punto di vista giuridico. Poi è arrivata la legge 189 ed è subentrato il reato contro il sentimento per gli animali. Se io denunciavo qualcuno – continua la presidente Zarrelli – significava farlo perchè era stato ferito il sentimento che noi umani proviamo per gli animali. Un passo in avanti anche questo, ma l’inefficacia persisteva. Finalmente con la legge n.82 del 6 giugno 2025 entra anche il reato di maltrattamento contro gli animali. Chi fa del male a un animale è come se lo facesse a una persona”.

Ecco che l’azione diventa più efficace, ma per la presidente di ADA Liguria, però, c’è comunque una zona d’ombra che va illuminata.

C’è una maggiore facilità di applicazione delle leggi da parte dei magistrati e delle Forze dell’Ordine ma, alla stesso tempo, serve che queste due componenti ricevano un minimo di formazione, altrimenti avere la sola legge senza conoscerne l’applicazione diventa inutile. Si deve sapere, ad esempio, che  un animale al buio non ci può stare, così come detenere un cane in una piccola gabbia da trasporto e’ vietato perche’ la detenzione deve rispettare tutte le condizioni tali che l’animale possa godere di un benessere complessivo, sia etologico che psicologico. Tutte condizioni che devono essere riconosciute dalle Forze dell’ordine che, per onore della verità, ad oggi non hanno ricevuto un adeguato livello di formazione, nonostante loro lo abbiano richiesto piu’ e piu’ volte”.

Non sono ammessi più alibi, a questo punto: esiste una legge e va applicata.

Basta leggerla – conclude la dottoressa Zarrelli – ed è facile capire quali siano le condizioni di detenzione di un animale che non rispettano il suo benessere. E una volta individuate, anche autonomamente, bisogna passare all’azione”.