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Acque agitate in Forza Italia dopo le nomine, ufficializzate ieri, dei commissari provinciali del partito (leggi qui). Contro le scelte di Domenico De Siani si scaglia l’europarlamentare azzurro Aldo Patriciello. Che scrive: “Dopo le recenti nomine del coordinatore regionale di Forza Italia in Campania credo sia arrivato il momento di dire con chiarezza che la gestione portata avanti dal senatore De Siano non ha nulla a che vedere con la democrazia e il confronto interno.

In questi quindici anni in cui ho rappresentato Forza Italia al Parlamento europeo non ho mai interferito nella gestione territoriale del partito, nonostante sia sempre stato tra i primi eletti in ogni competizione elettorale grazie alle migliaia di consensi raccolti in quasi ogni comune delle cinque province della Campania.

L’ho fatto sia per rispetto nei confronti del coordinamento regionale sia perché, in tutta onestà, mi sarei aspettato di essere coinvolto di più nelle scelte organizzative del partito sul territorio, cosa che non è mai avvenuta.

Ma c’è un limite a tutto. La gestione del coordinatore De Siano è oramai frutto di scelte che poco hanno a che fare con il confronto democratico all’interno di un partito che ama definirsi liberale come Forza Italia.

Non c’è da meravigliarsi se il nostro partito sia passato dal 17% delle Regionali 2015 al 5% delle ultime, continuando a perdere consensi e amministratori sul territorio a vantaggio dei nostri alleati di centro-destra. De Siano dovrebbe interrogarsi su questi dati e sulla scarsa capacità attrattiva del nostro progetto politico.

Un partito non può essere un fortino chiuso e arroccato su se stesso, né deve somigliare a un club privato in cui può crescere solo chi è gradito al coordinatore regionale.

Io sono abituato a confrontarmi con gli elettori giorno dopo giorno. E soprattutto sono abituato ad essere eletto con le preferenze, a differenza dal senatore De Siano la cui ultima elezioni con le preferenze risale alle Regionali del 2010, ben 11 anni fa.

Non è una questione di merito, ci mancherebbe, ma di metodo. Nulla contro i nuovi coordinatori provinciali e cittadini, di cui ho grande stima e rispetto. Ma credo sia un dovere morale sollevare un problema che è sotto gli occhi di tutti e sulla bocca di tantissimi amministratori cittadini che non si sentono più adeguatamente rappresentati da una gestione che definire patriarcale è poco”.