«Siederanno attorno a quel tavolo – prosegue Forte – proprio quei soggetti che la sentenza della Corte ha di fatto ritenuto responsabili di non aver agito per fermare la tragedia ambientale e sanitaria in atto nella Valle dell’Irno. È paradossale, se non ridicolo. Ma a Salerno siamo ormai abituati a questa politica, con la p minuscola, fatta di propaganda e tatticismi che preferisce la retorica verbale e il dolce far nulla pratico all’agire tempestivo e responsabile nell’interesse esclusivo del territorio, della salute dei suoi abitanti».
Forte ricorda come già nel 2017 lo studio Spes – realizzato sulla popolazione residente – e la successiva relazione finale del 2020 abbiano dimostrato «che nel sangue di 400 cittadini, residenti entro un raggio di tre chilometri dalla ciminiera principale delle Pisano, si riscontravano livelli di mercurio cinque volte superiori alla media regionale, insieme a metalli pesanti che potrebbero provocare patologie gravissime come Parkinson, Alzheimer e vari tipi di tumore. Cosa è stato fatto da allora? Nulla».
Nel mirino dell’associazione innanzitutto la Regione Campania: «Da un lato ha riconosciuto ufficialmente che la fonderia inquina e che quindi va chiusa, come sottolineato in una dichiarazione pubblica del governatore De Luca, dall’altro invece le ha concesso una nuova Aia per altri dodici anni». Presa di posizione dura e perentoria anche nei confronti dell’Arpac perché «continua a utilizzare parametri da zona industriale per i rilevamenti mentre l’area è residenziale e commerciale dal 2006, da quasi vent’anni».
«La verità – conclude Forte – è che questo tavolo nasce per perdere tempo. È fumo negli occhi, una melina politica e istituzionale, una vergogna indegna nei confronti dei cittadini che in questi anni hanno sofferto, si sono ammalati, sono morti. Se davvero si vuole risolvere questa tragedia si convochi chi l’ha causata: i rappresentanti delle Fonderie Pisano. E si parta da chi l’ha combattuta fin dall’inizio: i cittadini e l’associazione Salute e Vita».