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Giro di mezza Italia. Sud escluso e nuove polemiche sulla corsa rosa, giunta alla sua 102esima edizione, partita sabato scorso a Bologna. Un percorso quello stabilito dagli organizzatori che fotografa la situazione dell’Italia da decenni.

Un giro d’Italia bocciato dal deputato del partito democratico Paolo Siani. L’ex primario di pediatria dell’ospedale Santobono di Napoli, e fratello di Giancarlo, il giornalista ucciso dalla camorra nel 1985, parte dalla decisione degli organizzatori della corsa ciclistica per poi analizzare la situazione di grossa disparità presente nel nostro Paese. “Ma che giro d’Italia è questo. Senza Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna – scrive su Facebook Siani -. “Nessuna scelta di carattere razzista o discriminatorio” dichiarano gli organizzatori, ma guardare questa cartina fa davvero impressione. E allora chiamiamolo giro di mezz’Italia”.

Polemiche che si ripetono a distanza di mesi quando, in seguito alla presentazione di quest’ultima edizione, la decisione di non correre nessuna tappa nel sud Italia, ad eccezione di San Giovanni Rotondo in Puglia, provocò grossa indignazione. “Il nostro Paese sembra davvero tagliato in due” spiega Siani. “Guardate i grafici degli asili nido. Purtroppo si fermano in Puglia proprio come il Giro. Le regioni escluse dalla corsa sono proprio quelle dove è concentrata la presenza delle mafie. Senza dimenticare le carenze della sanità pubblica. Noi stiamo lavorando proprio per eliminare queste differenze e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Il mio è uno spunto di riflessione”.

L’auspicio di Siani è quello di vedere la prossima edizione, il Giro 2020, tornare ad abbracciare anche le strade del sud Italia, dove ci sono tanti appassionati di ciclismo e dove non mancano le montagne.

di Ciro Cuozzo