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Quando si aprirono  le porte del Salone Margherita a Napoli per la prima volta nel 1890, tende di velluto separavano una rotonda con pavimento in marmo, animata dalla musica del mandolino, dalle scommesse e dal profumo dei fiori di limone trasportato dalla vicina Via Toledo. 

Gli storici locali indicheranno per sempre questa struttura ibrida, metà teatro metà casino, come la Monte Carlo della Campania: un luogo dove le arie di Puccini e il baccarat notturno si intrecciavano a soffitti affrescati. Ancora oggi, gli architetti adibiti al restauro ammettono che conservare i putti in stucco costi quanto allestire un casino online moderno, ma sostengono che la spesa sia giustificata dal fatto che questa sala antica rimane una parte fondamentale della cultura partenopea.

Esplorare la cultura sulla Costiera Amalfitana

A cinquanta chilometri più a sud, il resort a picco sul mare di Vietri sul Mare ospita il Circolo dei Naviganti, per lo più sconosciuto ai tanti, con un padiglione in stile Art Nouveau dove una volta i capitani di mare in licenza si sollazzavano con il tre carte. Piastrelle in ceramica dipinte a mano—raffiguranti coralli e sirene—arricchiscono le pareti della sala da gioco; brillando sotto le calde luci a filamento. 

La dottoressa Licia Romano, curatrice del Museo della Ceramica, definisce questo luogo “una galleria vivente dove le scommesse e le tecniche di smaltatura si sono evolute fianco a fianco.” Dice anche, che la prosperità iniziata dal dopoguerra ha introdotto ruote della roulette accanto alle esposizioni di anfore, trasformando il club in un microcosmo del dialogo perenne della Campania tra tradizione artigiana e reinvenzione economico culturale.

Dal salone reale alle moderne sale delle slot

Molto prima che si accendessero le moderne luci al neon, posare le carte sul tavolo nel Palazzo Reale di Caserta, durante le accoglienze formali dei cortigiani borbonici, offriva un ambiente intimo adatto alle scommesse. I registri del 1754 annotano lo scambio di tabacchiere da parte delle duchesse per il privilegio di puntare scudi d’argento. 

Quei registri, ad oggi, si trovano negli Archivi di Stato, ma lo spirito del rischio riecheggia ancora nelle sale da gioco più moderne come il Grand Casinò di Salerno. I cambiamenti nel tempo, dai salotti illuminati a candela al blackjack controllato da algoritmi, non segnano una rottura con la storia, anzi esemplificano il modo in cui i campani accolgono le nuove correnti rispettando le vecchie maree.

Una grandezza architettonica che racconta storie

Ciò che differenzia i casinò campani dagli altri sono le loro facciate. Palazzo Rega, oggi una sala da gioco e boutique a Benevento, sfoggia ancora una balaustra barocca con tralci di tufo vulcanico intrecciati attorno a colonne ioniche. 

L’ingegnere del restauro Marta Ferretti descrive l’edificio come una “torta archeologica a strati”: fondamenta greche, archi longobardi, salone borbonico dietro pannelli in noce, una sala climatizzata per il Texas Hold ’Em e tanto altro. Spiega che ogni intervento — dai sensori di umidità dietro gli affreschi alla ventilazione silenziosa sotto il parquet — deve superare una doppia prova: deve sia tutelare il patrimonio che rispettare le rigorose normative italiane sul gioco. “Così l’edificio stesso,” dice, “diventa il croupier che racconta ogni partita con la sua presenza.”

Salvare la tradizione giocando con responsabilità

Anche se c’è da dire che il glamour nasconde una fragilità. Un’indagine regionale del 2024 ha stimato che i casinò storici della Campania accolgono nelle proprie sale quasi 1,2 milioni di visitatori ogni anno, ma gli arretrati nella manutenzione superano i 40 milioni di euro. Per colmare il divario, i consigli locali ora destinano una parte della tassa sul gioco d’azzardo alla conservazione degli affreschi e ai programmi musicali per i ragazzi. L’economista culturale, il Prof. Gianni Vassallo, si dice felice per l’iniziativa, osservando che “ogni giro di ruota finanzia una lezione di violino a Scampia.” 

Laboratori pubblici insegnano ai visitatori a leggere gli indizi architettonici — un cornicione scheggiato qui, un fregio in stile Liberty napoletano là — infondono il rispetto per il patrimonio unendo il brivido per il gioco. E, in quell’alchimia tra passato e presente, i casinò storici della Campania continuano a dimostrare di essere simboli di cultura ma anche  vivaci centri d’intrattenimento.