C’è un equivoco che si ripete puntualmente ogni volta che si avvicinano le Elezioni Regionali in Campania: pensare che il nome giusto possa arrivare dall’esterno della politica, da figure “civiche” capaci di incarnare un volto nuovo, magari riconosciuto in un settore professionale o accademico. Una suggestione che torna ciclicamente, ma che raramente si traduce in risultati concreti. E oggi, con il centrodestra forza di governo nazionale e con una coalizione che in Campania deve dimostrare compattezza e maturità, sarebbe un errore imperdonabile.
Il centrodestra non può permettersi la scorciatoia dei civici, che si chiamino Costanzo Jannotti Pecci, Matteo Lorito, Giovanni Francesco Nicoletti o Michele Di Bari, perché la sfida al centrosinistra, che da dieci anni controlla la Regione con Vincenzo De Luca, richiede una risposta politica, solida e radicata.
Il primo motivo è evidente: la Campania non si governa con figure esterne alla politica. Le competenze imprenditoriali o accademiche non bastano per affrontare la complessità di una regione che ogni giorno deve misurarsi con sanità, trasporti, burocrazia, dissesto idrogeologico, fondi europei e crisi industriali. Servono strumenti politici e una conoscenza diretta dei meccanismi istituzionali.
C’è poi la questione dell’esperienza amministrativa. La gestione di un’azienda o di un ateneo non equivale alla guida di un ente pubblico con milioni di abitanti, decine di miliardi di bilancio e un’interlocuzione costante con lo Stato e l’Unione Europea. Confondere i due piani è un errore che la storia recente ha già mostrato in tutta la sua fragilità.
Un terzo elemento riguarda la credibilità della coalizione. Dopo mesi di tensioni e litigi tra Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, l’unica strada per recuperare terreno è la scelta di un candidato politico che incarni la sintesi, non l’ennesimo motivo di divisione. Un nome civico, per definizione esterno, rischierebbe solo di acuire i conflitti interni anziché ricomporli.
Inoltre, non va dimenticato che il centrosinistra, con un candidato del calibro di Roberto Fico, si presenterà agli elettori con profili già noti e ben radicati sul territorio. Pensare di contrastarli con figure poco riconosciute sul piano popolare significherebbe regalare terreno prima ancora di iniziare la campagna elettorale.
Infine, c’è un precedente politico che parla chiaro. Le elezioni nelle Marche hanno dimostrato che quando il centrodestra corre unito e si presenta con una proposta politica seria, capace di mobilitare elettori e di comunicare visione, la partita può essere vinta anche in territori storicamente difficili. È la prova che la politica, se messa al centro, resta l’arma decisiva.
Ecco perché oggi la scelta non può che ricadere su un politico vero, che sia Edmondo Cirielli, Mara Carfagna o chi per esso. Solo figure provenienti dalla politica possono incarnare la responsabilità di una sfida che non ammette improvvisazioni. Il centrodestra per provare a riprendersi la Campania ha bisogno di politica, non di suggestioni civiche.