- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti
Dopo gli esiti degli ultimi test di accesso alle facoltà a numero chiuso, e in particolare a Medicina e professioni sanitarie, il mondo degli aspiranti studenti universitari italiani è esploso in un moto di ribellione.
 
A scatenare la protesta non solo il numero degli esclusi, ma soprattutto le ragioni dell’eliminazione di molto candidati. Sul banco degli imputati, questa volta, sembra essere il Cisia, acronimo per il Consorzio Interuniversitario Sistemi Integrati per l’Accesso. In particolare, la tensione è salita alle stelle in Campania, anche grazie all’ascolto che i genitori dei ragazzi estromessi dal corso di laurea in medicina stanno ricevendo da parte del Governatore Vincenzo De Luca, che ha ingaggiato una vera e propria lotta senza frontiere contro quella ha definito, in più di un’occasione, una pratica ai limiti dell’incostituzionalità.
 
Chiunque può facilmente verificare come, ormai da qualche annoil test di ammissione a Medicina (TOLC MED), che è stato unificato al corso di laurea di Odontoiatria, sia stato affidato al CISIA, e preveda due sessioni durante l’annodi norma nel mese di febbraio e di aprile. Al di là di quanto risulti complessa la procedura di assegnazione del punteggio – è possibile, infatti, visionarla al seguente link: https://www.cisiaonline.it/area-tematica-tolc-medicina/tolc-med-struttura-della-prova-e-syllabus/#:~:text=Il%20risultato%20del%20TOLC%2DMED,per%20ogni%20risposta%20non%20data), quello che lascia gli utenti più sconcertati è il processo di equalizzazione: un meccanismo tramite cui la valutazione del punteggio dipende dal grado di difficoltà presunto delle domande. Non solo. Le famiglie degli studenti esclusi protestano vivamente perché, nella grande maggioranza dei casi, nei mesi, o addirittura negli anni che precedono il diploma di scuola superiore, gli aspiranti medici, nel timore di non essere in grado di superare il test di ammissione con la sola preparazione scolastica, si iscrivono a specifici corsi di preparazione che non solo chiedono un notevole dispendio di energie dal punto di vista dello studio e della concentrazione, ma soprattutto dal punto di vista dell’impegno economico.
 
Qualche numero: per i test 2024, già il 3 ottobre 2023 parte un corso che a listino costa 4700 euro (scontati a 3290 se si paga entro il 5 ottobre); oppure, per un corso che inizia il 26 novembre, il prezzo di listino è di 3100 euro, che possono scendere a duemila se si paga più di un mese prima. Questi e altri corsi dello stesso tipo sono rivolti, di solito, a una ventina di studenti per modulo e vengono “presentati” agli studenti nelle stesse scuole pubbliche che frequentano.
 
I costi, che spesso risultano proibitivi per tante famiglie, determinano una inevitabile contrapposizione tra studenti che possono permettersi questo tipo di sussidio e quelli che, invece, ne sono privati a prescindere. Stesso discorso vale per altre iniziative definite di “orientamento” e “formazione”, spesso utilizzabili anche come PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento), e dunque tali da produrre, per gli studenti della secondaria superiore, il credito formativo che concorre a far crescere il punteggio base per la valutazione dell’esame di Stato: simulazioni di missioni internazionali, viaggi e stage all’estero, certificazioni linguistiche, semestri in scuole internazionali, che concorrono sì a delineare il curriculum dello studente, ma che quasi sempre vedono protagonista il reddito a fronte del merito.
 
Oltre a tutto ciò, per gli studenti che frequentano questi costosissimi testi, il danno, inevitabile, di vedersi comunque respingere ai test di accesso a Medicina, dopo aver speso tempo e denaro, per un giro di affari che, ogni anno, ammonta ormai a circa 4 milioni di euro.