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“L’inquinamento atmosferico provoca direttamente malattie gravi e croniche come asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni; solo il PM2,5 è responsabile di 400mila decessi prematuri all’anno in Europa e, lo scandalo Volkswagen del 2015, aveva dimostrato come gli ossidi di azoto (NOx) emessi dai veicoli (soprattutto da motori diesel) – responsabili di 75mila morti premature l’anno secondo l’Agenzia ambientale europea – fossero oltre la norma. In termini economici, le malattie imputabili all’inquinamento atmosferico costano miliardi di euro in giornate di lavoro perdute.Nel maggio 2018 l’Italia era stata deferita alla Corte di giustizia per i livelli costantemente elevati di particolato (Pm 10) e ora la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE in due cause ambientali”.

A dichiararlo è l’europarlamentare del Movimento Cinque Stelle Piernicola Pedicine. Che prosegue:

“La prima causa riguarda l’inquinamento atmosferico e la mancata protezione dei cittadini dagli effetti del biossido di azoto, un gas altamente tossico con un forte potere irritante per l’apparato respiratorio e per gli occhi, che può causare bronchiti fino anche a edemi polmonari e decesso. Le maggiori fonti sono i gas di scarico degli autoveicoli, le centrali termoelettriche e gli impianti di riscaldamento. L’Italia infatti primeggia nella triste classifica per le morti da biossido di azoto con 21mila decessi all’anno. La Commissione invita l’Italia a rispettare i valori limite convenuti sulla qualità dell’aria e ad adottare misure adeguate per ridurre i livelli di inquinamento in dieci agglomerati in cui risiedono circa 7 milioni di persone. I valori limite avrebbero dovuto essere rispettati già nel 2010. La seconda causa contro l’Italia riguarda l’inquinamento dell’acqua”.

“L’Italia non garantisce che tutti gli agglomerati con una popolazione di oltre 2mila abitanti dispongano di reti fognarie per le acque reflue urbane e che le acque reflue urbane che confluiscono nelle reti fognarie siano trattate in modo adeguato prima dello scarico. La Commissione ritiene che 620 agglomerati in 16 regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto) violino le norme Ue sugli obblighi di raccolta o trattamento delle acque reflue urbane. L’Italia non rispetta le norme da oltre 13 anni, con notevoli rischi per l’ambiente e la salute umana.

Paghiamo l’ignavia di tutti i governi che ci hanno preceduti in questi anni. L’Italia ha ricevuto nel corso di questi anni tanti avvisi di infrazioni, di procedure ma niente e nessuno si è preoccupato di cambiare qualcosa. L’ambiente non è una battaglia politica, ma è un aspetto che riguarda la salute e la vita di ciascuno di noi e va salvaguardato ogni giorno e in tutte le sue forme” afferma ancora  Pedicini

 “Con il nostro nuovo governo c’è stato un cambio di rotta evidente: il 5 febbraio il Ministero dell’Ambiente ha annunciato che entra nel vivo il lavoro del tavolo sulla qualità dell’aria con delle misure per poter cambiare il paradigma ambientale ed economico del Paese, dalle misure in Bilancio per la mobilità elettrica, ad iniziative promosse proprio dal ministero dell’Ambiente come gli stanziamenti per la mobilità elettrica nei parchi, fondi per le aree verdi nelle strutture sanitarie e l’ampliamento del fondo Kyoto per l’efficientamento energetico delle strutture pubbliche come scuole, palestre e ospedali. Sono stati stipulati due protocolli operativi sulla qualità dell’aria con le regioni Lazio e Umbria, per le aree maggiormente colpite dall’inquinamento atmosferico stanziando fondi e predisponendo misure per realizzare una mobilità sostenibile e ridurre il traffico veicolare. Questi sono fatti concreti e reali: l’ambiente non deve avere bandiere, riguarda il nostro presente e il nostro futuro” – conclude Pedicini.