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C’è davvero poco Sud nella manovra di Natale del governo gialloverde. Non una bella notizia nè una novità, considerato che da troppi anni, ormai, nell’agenda politica il Mezzogiorno occupa sempre più uno spazio residuale.

La sensazione, in questo caso, inutile nasconderlo, è che la risposta alle aspettative e alle ansie della gente meridionale stia tutta nel reddito di cittadinanza atteso per la prossima primavera, seppur con troppi dettagli ancora da chiarire.

Certo, parliamo sempre di una misura bandiera, di un intervento importante in ottica anti-crisi.E date le difficoltà del momento, ogni iniziativa utile a contrastare una situazione di povertà evidente è da salutare positivamente. Ma la povertà non può essere la prospettiva del Sud.

Ecco perché preoccupa il taglio, pari a 800 milioni di euro, del fondo per lo sviluppo e la coesione. Soldi destinati, per gran parte, proprio alle regioni meridionali. Così come lascia perplessi la riduzione dei fondi per il cofinanziamento delle misure della Ue (altri 850 milioni).

E ancora, per non essere troppo lunghi, come non biasimare la decisione di tagliare le risorse per il credito d’imposta, pratica molto utilizzata dagli imprenditori.

Infine, ad aggravare il quadro, la scure sugli investimenti: 9 miliardi in meno per i prossimi 3 anni.

Insomma, la direzione futuro resta sconosciuta. Lo stesso tentativo di riportare qui i pensionati ‘emigrati’ non può essere inquadrata nell’ottica della crescita.

Il Sud non è solo (tanta) povertà. E’ assenza di lavoro. E’ carenza di infrastrutture. E’ difficoltà ad accedere ai servizi essenziali. E’ paura del domani. E’ mancanza di fiducia. Magari bastasse un assegno.