«L’Agenzia delle Entrate potrà usare i dati delle fatture elettroniche per avviare pignoramenti presso terzi. Una misura presentata come strumento di efficienza, ma che rischia di colpire il cuore del sistema produttivo italiano: le piccole e medie imprese. Invece di favorire la regolarizzazione dei debiti fiscali, il provvedimento finisce per sottrarre liquidità proprio a chi ne ha più bisogno».
A dirlo è Antonio Visconti, presidente nazionale Ficei (la federazione che raggruppa i consorzi industriali italiani) e numero uno dell’Asi di Salerno, commentando la notizia del provvedimento inserito in manovra che consentirà all’Agenzia della Riscossione di pignorare le fatture individuate tramite Sdi.
«Le PMI rappresentano oltre il 90% dell’economia nazionale e sono già soffocate da costi energetici, tassi d’interesse alti e domanda stagnante. In un contesto simile, consentire all’amministrazione fiscale di attivare pignoramenti automatici significa togliere ossigeno alle imprese e ai professionisti, spingendoli verso la chiusura. Il Fisco dovrebbe incentivare accordi sostenibili di rientro e forme di assistenza alla ripresa, non agire come creditore implacabile. Recuperare subito può sembrare utile – aggiunge Visconti –, ma distruggere la capacità produttiva significa perdere un contribuente domani».
Visconti sottolinea quanto «il quadro macroeconomico» sia «già allarmante». «L’Istat registra da oltre due anni una contrazione della produzione industriale: ad agosto 2025 il calo è stato del 2,7% rispetto all’anno precedente, con oltre 25 mesi consecutivi di flessione. L’inflazione, la guerra e l’instabilità geopolitica – prosegue – aggravano un contesto già fragile. Colpire fiscalmente chi produce significa aggravare la recessione e minare la competitività dell’intero sistema industriale».
«C’è infine un problema di equità», è il commento di Visconti. «Il provvedimento non distingue tra evasori totali e contribuenti in difficoltà. Colpire indistintamente tutti i debitori iscritti a ruolo è ingiusto: non è lo stesso non pagare per dolo o per sopravvivenza. Serve una distinzione netta tra chi evade e chi è in crisi temporanea. L’Italia non ha bisogno di nuove strette fiscali, ma di fiducia, sostegno e tempo per ripartire. Punire chi produce non salverà il bilancio dello Stato, ma rischia di far crollare l’economia reale».























