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Investigatori del Servizio Centrale Operativo, della SISCO e della Squadra Mobile di Palermo, insieme al nucleo PEF della Guardia di Finanza di Varese, hanno arrestato 11 persone nell’ambito di una indagine degli uffici di Milano e Palermo della Procura Europea (EPPO). Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere transnazionale finalizzata al “lavaggio” dell’IVA intracomunitaria, al riciclaggio, al reimpiego e all’autoriciclaggio. I reati sono aggravati dal favoreggiamento alla camorra e della mafia. L’inchiesta è la prosecuzione delle attività d’indagine che, il 14 novembre scorso, portarono a 47 arresti e che disarticolarono una organizzazione transnazionale che operava in Italia, Spagna, in Svizzera, Singapore ed Emirati Arabi Uniti. Allora fu disposto un sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore superiore ai 650 milioni di euro. 
 
Queste le persone arrestate nell’ambito dell’indagine della Procura Europea su una maxi evasione Iva: Vittorio Felaco, Simone Liparulo, Cosimo e Gennaro Marullo, Angelo Miccoli, Massimiliano Noviello, Giovanni e Lorenzo Nuvoletta, Luigi Oliva, Vincenzo Perillo. Ai domiciliari è finito invece Salvatore Grillo.
 
Sono enormi i guadagni ottenuti dalla maxievasione Iva scoperta dalla Procura Europea. “Le indagini – scrive il gip che ha disposto l’arresto di 11 personecristallizzano una situazione tutt’ora in atto, che prosegue da anni e che spesso costituisce la sola (o comunque la principale) fonte di reddito degli indagati, che traggono guadagni impensabili laddove le imprese da loro di fatto amministrate dovessero operare nella legalità”. “I danni complessivi per l’Erario (derivanti dall’IVA evasa, così come quantificata dagli inquirenti) sono enormi, oltre ai riflessi dirompenti per la concorrenza e per l’incolumità pubblica stessa (visto il coinvolgimento della camorra e della mafia). – spiega – Alcuni indagati sono poi gravemente indiziati per reati commessi con il metodo mafioso o, comunque, con la finalità di agevolare associazioni di stampo mafioso, di cui curano gli interessi economici e per conto delle quali reinvestono e riciclano i proventi illeciti”. 
 
Il clan camorristico Nuvoletta si spartiva il business delle false fatturazioni con un’altra storica cosca della camorra, i Licciardi della Masseria Cardone. Lo svela l’inchiesta su una maxi evasione dell’Iva comunitaria condotta dalla Procura Europea che oggi ha portato all’arresto di 11 persone. “Il cinquanta percento è il nostro…e il cinquanta percento è loro”, si sente in una intercettazione.
“Mo ‘stanno gli ex parenti tuoi…poi stanno questi di qua….e la Masseria e adesso ci sarà all’incontro! Se vieni domani, perché l’incontro è domani sera”, si ascolta in un’altra.
“Le conversazioni riportate – scrive il gip – hanno inequivocabilmente disvelato come il business delle false fatturazioni fosse gestito dai sodali nell’interesse (anche) dei fratelli Giovanni e Lorenzo Nuvoletta ai quali si doveva puntualmente rendere conto. “Lui mi ha detto comunque che deve riferire sopra … deve dire tutto quello che guadagno io “, diceva uno degli indagati. Nonostante la detenzione, Lorenzo Nuvoletta veniva costantemente informato dunque.