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Visto l’aumento dei tassi di interesse sono sempre meno i mutui variabili erogati che a livello nazionale tra gennaio e giungo rappresentavano circa il 14,5% del totale ed a giugno si sono ridotti a poco meno del 10%. E’ quanto risulta da un indagine di Facile.it e Mutui.it. Alcune regioni però si trovano decisamente sopra la media: le regioni più esposte agli aumenti sono il Friuli-Venezia Giulia, dove, negli ultimi 18 mesi, il 17,5% dei nuovi mutuatari ha scelto il variabile, l’Abruzzo (16,1%) e l’Emilia-Romagna (15,9%). Guardando alle aree del Paese dove la quota di mutui variabili sul totale è invece più bassa, al primo posto si trova la Campania – qui, dal 2022 ad oggi, solo il 12,6% dei mutuatari ha optato per un finanziamento variabile – e seguono il Lazio (13,2%) e la Sardegna (13,3%).

A livello nazionale chi ha ottenuto un mutuo a tasso variabile negli ultimi 18 mesi ha avuto poco più di 142.000 euro, per l’acquisto di un immobile di valore pari, sempre in media, a 192.000 euro. Chi ha presentato domanda di finanziamento aveva, all’atto della richiesta, poco più di 35 anni e ha siglato un piano di ammortamento pari a 26 anni e mezzo. “L’erogazione di mutui a tasso variabile è destinata a calare ulteriormente, se si considera che tra la richiesta del mutuo e la stipula passano in media 4-5 mesi», spiega Ivano Cresto, managing director prodotti di finanziamento di Facile.it. «Questo significa che i mutui variabili erogati nella prima parte del 2023 sono stati richiesti nel secondo semestre 2022, quando la Bce aveva appena iniziato ad aumentare i tassi. Oggi la richiesta di variabili è ai minimi, inferiore al 2% del totale e l’effetto sugli erogati sarà molto evidente nei prossimi mesi”.