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Napoli – Da Ravenna all’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli per curare un’ernia. È questa la storia di Paride Lolli, 50 anni, ingegnere meccanico di Ravenna che ha attraversato tutta l’Italia per arrivare a Napoli ed operarsi.

Dopo una certosina ricerca su internet, seguendo un criterio scientifico di comparazione dei risultati clinici, ha deciso di intraprendere un viaggio di 650 chilometri per farsi operare al San Giovanni Bosco. Da ieri è di nuovo a casa ed ha una storia da raccontare, inserita anche nelle recensioni sull’ospedale, ha raccontato a Il Mattino.

“Ora sto benissimo, ieri ho tolto i punti, ho preso un taxi, il treno e sono di nuovo a casa. Ho scelto di venire al San Giovanni Bosco perché la tecnica usata dal professor Angelo Sorge per l’operazione di ernia inguinale è la migliore e 12 anni di dati statistici lo confermano”, afferma al quotidiano il paziente.

Fuori la struttura ospedaliera, però, l’impatto è stato forte racconta: “La prima impressione che suscita il San Giovanni Bosco di Napoli è disorientante, specie se confrontato con molti ospedali del nord. Premetto che a Napoli ho messo piede due volte nella mia vita. L’edificio avrebbe bisogno di ristrutturazione e il quartiere è molto caotico e poco rassicurante”.

“Quando sono arrivato sul marciapiede di fronte all’ingresso ho visto palazzi popolari, birre vuote sui muretti e un contenitore dell’urina pieno abbandonato. Chissà chi l’avrà lasciato rinunciando alle analisi. D’altronde è un ospedale balzato alle cronache per infiltrazioni malavitose e per episodi eclatanti di trasandatezza come le famose formiche su pazienti intubati”, continua Paride.

Il paziente non si è però lasciato intimorire: “Il biglietto di presentazione della struttura non è invitante ma non mi fermo mai alle apparenze. E infatti le cure che ho avuto non avrei potute riceverle in accurati ospedali del Nord né della mia Regione”.

La decisione di Paride è stata sorprendente per le persone a lui più care: “Ho riscontrato molto stupore fra i miei conoscenti per farmi operare lì invece che in uno qualsiasi degli ospedali della mia regione, la migliore in Italia per organizzazione sanitaria e meta di pellegrinaggio da altre regioni, Campania inclusa. A posteriori – continua – mi permetto di dire che ho addirittura sottovalutato l’estrema professionalità e valenza del Day Surgery condotta da Sorge al San Giovanni Bosco”.

La motivazione della sua scelta la spiega con semplicità: “Sono un ingegnere e per questo la mia ricerca si è basata esclusivamente sui dati, sul confronto statistico e sulla proposta tecnica, tralasciando volutamente vacui elementi pubblicitari o di marketing. Su tutte le proposte su internet la presenza di Sorge si staglia per l’efficacia dei risultati e per l’approccio estremamente concreto. Non c’è un segreto da nascondere o dei colleghi da battere ma guarire il paziente”.

“Mi sono orientato su un hernia center specializzato altrimenti si verificano complicazioni da pelle d’oca: quasi un paziente su tre ha problemi di dolore cronico post operatorio. Dolore continuo, persistente. Sorge 12 anni fa ha imparato la tecnica APOM sviluppata da Chastan e l’ha applicata su migliaia di pazienti perfezionandola al punto che tale tecnica oggi ha il suo nome. La tecnica annulla il rischio di recidive e di dolore post operatorio. Mi sono documentato prima di finire sotto i ferri. Non ho avuto dubbi e dati statistici alla mano sono venuto a Napoli”, confessa orgoglioso Paride.

Infine conclude, “Mi sono fatto quasi 650 km di viaggio per andare in un ospedale brutto esteticamente ma con chirurghi capaci e una tecnica d’eccellenza. Il San Giovanni Bosco è molto naif specie se confrontato con la freddezza asettica del nord ma ho riscontrato la massima pulizia degli ambienti e l’estrema professionalità di medici e operatori”.