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“Il Decreto sicurezza è confuso, irrazionale e con sproporzioni”. E’ quanto sostiene il portavoce della Conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà nonchè Garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, che parla anche di “misure incostituzionali” e di un “provvedimento illogico di misure repressive”.
“Le criticità del ‘decreto sicurezza’ denunciate dalla Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà riguardano l’inutile introduzione di nuove ipotesi di reato, i molteplici sproporzionati e ingiustificati aumenti di pena, l’introduzione di aggravanti prive di alcun fondamento razionale, la sostanziale criminalizzazione della marginalità, il dissenso e l’introduzione di nuove ostatività per l’applicazione di misure alternative alla detenzione – spiega – Suscita particolare preoccupazione l’abrogazione dei commi 1 e 2 dell’art. 146 del codice penale che, rendendo solo eventuale il differimento di pena, va a colpire le donne incinte e le madri di prole di età inferiore a un anno. Non è forse superfluo ricordare che il differimento obbligatorio della pena in capo alle donne incinte e alle madri di neonati era stata introdotta dal codice penale del 1930 con il chiaro intento di tutelare la maternità, il nascituro, l’infante e al contempo la sua relazione con la madre”.
“Su un piano diverso suscita altrettante preoccupazioni l’introduzione di una nuova fattispecie (art. 415-bis c.p.) di “rivolta in carcere” punita con pena da 2 a 8 anni se consistente nella promozione, organizzazione o direzione di una rivolta, e con pena da 1 a 5 anni se consistente nella mera partecipazione. In particolare, preoccupa la previsione che il reato possa essere contestato a un sodalizio di sole tre persone, anche mediante atti di resistenza passiva, e dunque nonviolenta. Analoghe previsioni riguardano le rivolte organizzate nei centri di trattenimento e accoglienza per migranti”, sottolinea Ciambriello.