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Un cittadino campano tende a vivere 3 anni in meno di un trentino. E, come molti di coloro che vivono nel sud Italia, ha una maggiore probabilità di morire di tumori, diabete, malattie cardiovascolari e respiratorie: tra i 30 e i 69 anni che abita nel meridione registra un tasso di mortalità per queste patologie di un punto e mezzo percentuale superiore rispetto al nord Italia. é la fotografia che emerge dal Rapporto Meridiano sanità presentato oggi a Roma, uno studio di oltre 300 pagine dal quale emergono anche differenze fondamentali per quanto riguarda la prevenzione, uno strumento essenziale per garantire salute e qualità della vita.
I dati del rapporto dicono dunque che un cittadino campano ha un’aspettativa di vita di 81,7 anni a fronte degli 84,7 anni di uno che abita in provincia di Trento. Anche il fattore economico è determinante: la correlazione tra il pil procapite e l’aspettativa di vita dice che in Campania, con un reddito di poco superiore ai 20mila euro, si vive fino a 81,5 anni, mentre in Trentino Alto Adige, dove il reddito pro capite si assesta di poco sopra i 50mila euro, l’aspettativa sale a quasi 85 anni.
Lo stato di salute della popolazione viene calcolato in base a sei criteri: l’aspettativa di vita alla nascita, l’aspettativa di vita in buona salute, il tasso di mortalità infantile, la mortalità standardizzata per età, il tasso di prevalenza standardizzato per patologie croniche ad ‘alto impatto’ e la commorbidità di 2 o più patologie. Ne viene fuori un quadro che su una scala da 1 a dieci, colloca la Campania al terzultimo posto prima di Calabria e Sicilia, con un punteggio di 3,3. Al primo posto c’è la provincia autonoma di Trento, con 9,4, seguito da Veneto (7,3) e provincia autonoma di Bolzano (7,2). Ma see allo stato di salute si aggiungono i fattori individuali, quelli ambientali e il contesto socio-economico, la Campania slitta all’ultimo posto, con un punteggio di 3,9, preceduta da Sicilia (4,0) e Puglia (4,2). Ai primi posti ancora una volta le province autonome di Bolzano, con 8.1, e Trento, con 7.8.
“Alla radice di tali disuguaglianze – dice il Rapporto – vi è un intreccio complesso di fattori socioeconomici, ambientali e di accesso ai servizi. Si tratta di elementi difficilmente separabili, che tendono a rafforzarsi reciprocamente. Ad esempio, i gruppi sociali con redditi più bassi presentano in media tassi più elevati di esposizione a fattori di rischio come fumo, cattiva alimentazione o lavori usuranti, condizioni che a loro volta incidono negativamente sulla salute e aumentano la probabilità di sviluppare malattie croniche”.