- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

L’intervento di venerdì pomeriggio ad opera di Vincenzo De Luca ha sollevato non poche reazioni tra il personale sanitario. I rianimatori dell’ospedale del Mare di Napoli hanno replicato con una lettera alle accuse rivolte ai ‘furbetti’ delle terapie intensive: “La sensazione che abbiamo avuto è che c’è qualche buontempone che quando arriva la richiesta di Terapia intensiva alle 8 di sera dice che non ci sono posti liberi, altrimenti deve fare la nottata”, aveva detto De Luca. Di seguito il testo della risposta: 

“Ironia a parte, caro presidente, noi anestesisti rianimatori non possiamo permettere che un uomo delle istituzioni lasci intendere che vi sia qualcuno che non fa il proprio dovere: non si può lasciar intendere, si deve eventualmente punire, altrimenti si diventa complici! Tutte le telefonate della Centrale operativa regionale sono registrate, quindi il compito di controllo è estremamente semplice!”.

 

“Non possiamo permettere  che le Istituzioni gettino discredito su una categoria creando sfiducia nel rapporto medico-paziente-parenti, soprattutto in questi giorni in cui le comunicazioni avvengono a distanza, e circolano tante ‘fake news’ sul nostro operato anche sostenute da politici e pseudo-scienziati. Da mesi oramai segnaliamo, anche per via ufficiale, tutte le carenze strutturali, organizzative, e di risorse umane. Abbiamo utilizzato sempre i canali istituzionali, non ci siamo affidati alla stampa o ad una diretta Facebook. Lei invece ama i tafferugli mediatici”.

“Dal momento che le nostre denunce non hanno ottenuto riscontro, vorremmo cogliere l’occasione per chiederlo direttamente a lei: Lo sa che da circa una settimana i nostri copricalzari sono stati sostituiti da sacchetti della spazzatura? Lo sa che non abbiamo sistemi di monitoraggio avanzato? E’ consapevole del fatto che nel nostro Covid center non esiste un radiologo di guardia, bensì è il radiologo di turno in ospedale che deve allontanarsi per venire ad eseguire gli esami necessari?”.

“E’ consapevole che negli angusti moduli che voi avete acquistato non possono lavorare in sicurezza circa 50 persone per turno senza creare pericolosi assembramenti? Lo sa che molti degli infermieri assegnati alle nostre Terapie intensive Covid non hanno alcuna esperienza in area critica? Crede veramente che ognuno di quei 6 moduli possa contenere 16 pazienti, come comunicato al ministero della Salute, quando a stento ne riesce a contenere la metà? Potremmo continuare a fare la lista delle vostre macroscopiche mancanze, fino alla fine di questa pandemia, ma preferiamo tornare a lavoro. Per cortesia, per una volta riponga la pistola nella fondina, e metta giù il cappello di fronte a chi sta facendo sacrifici enormi per non fare affondare la barca”.

“La nostra collega non aveva affatto voglia di ‘fare la nottata’ all’inizio del suo turno, tuttavia si è intestardita, insieme ai colleghi e al resto del personale, nel corso di tutta la notte nel voler salvare a tutti costi la giovane vita di un suo paziente che proprio quella notte il Covid aveva deciso di portarsi via, pronandolo e supinandolo 4 volte nell’arco di 3 ore, modificandone innumerevoli volte i parametri ventilatori e adattando la terapia minuto per minuto. Per essere sicura di portare a termine l’impresa ha deciso, una volta che il quadro clinico era in via di stabilizzazione, di attendere lo smonto mattutino del collega in Degenza, proprio al fianco del suo paziente, e senza mai perdere di vista gli altri 6. Quel posto letto nel frattempo era già stato reso disponibile per un paziente, che altri ‘buontemponi’ nel pronto soccorso a un centinaio di metri stavano cercando di stabilizzare e rendere trasportabile”.