- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

“Dei sette siti individuati dalla Regione Campania nell’ambito del piano straordinario di superamento dell’emergenza provocata dallo stop dell’inceneritore, quello di Acerra è già a un passo dall’essere bocciato. Dalla conferenza dei servizi tenutasi questa mattina, con la partecipazione di Regione e comitati di cittadini, la Sapna ha presentato una documentazione scarna, inviata appena qualche ora prima alle associazioni per gli eventuali approfondimenti, unita a un’ordinanza commissariale per l’autorizzazione al conferimento già annullata dal Tar e Consiglio di Stato. Parliamo di una piazzola nell’area dell’inceneritore che già ospita, da oltre dieci anni, ben 61mila tonnellate di rifiuti mai più rimossi, a cui De Luca e Bonavitacola vorrebbero aggiungere altre 22mila tonnellate che andrebbero ad accumularsi durante l’annunciata fase emergenziale”. E’ quanto dichiarato dalla capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle Maria Muscarà e dalla consigliera al Comune di Acerra Carmela Auriemma, a margine della conferenza dei servizi.

“Dalla documentazione di Sapna mancano relazioni tecniche che attestino l’idoneità del sottosuolo e l’atto autorizzativo non chiarisce con precisione la grandezza dell’area destinata a ospitare i rifiuti. C’è solo un verbale di consegna che attesta un passaggio di locazione. Senza dimenticare che parliamo di un sito che nel 2012 è stato oggetto di due incendi a distanza di poco tempo l’uno dall’altro. L’ennesima riprova – prosegue Muscarà – dell’approssimazione della programmazione regionale, che continua a puntare sui siti di stoccaggio per uscire dall’emergenza, certificando il fallimento delle politiche sui rifiuti di De Luca. Come Movimento 5 Stelle siamo stati l’unica forza politica che in Consiglio regionale si è sempre opposta ai siti di stoccaggio e continueremo a farlo, così come continueremo a chiedere al governatore che fine hanno fatto gli impianti compost e le compostiere di comunità, previste da una legge e un piano regionale che portano la sua firma e licenziati entrambi nel 2016. Un fallimento che si unisce al grande flop dell’operazione ecoballe, per smaltire le quali serviranno altri 45 anni, altro che i 5 annunciati da De Luca”.