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Alcune fanno sorridere, altre mettono alla prova anche la Mistress più esperta: sono le richieste più insolite che si ricevono in una sessione — e a Salerno, non mancano certo le sorprese.

Tra i vicoli di Salerno vecchia, dove le tende restano abbassate anche di giorno e i citofoni non hanno nomi, esiste un mondo che sfugge alla vista ma non alla fantasia. Un mondo fatto di controllo, rituali e richieste tanto bizzarre quanto rivelatrici.

Prima di entrare nel vivo delle confessioni raccolte, una premessa è necessaria: le Mistress non sono escort, e le esperienze che offrono non hanno nulla a che fare con il sesso a pagamento. Si tratta di professioniste del BDSM, formate per gestire dinamiche di dominazione e sottomissione in modo sicuro, consensuale e strutturato.

Il sondaggio: 42 Mistress a Salerno, centinaia di fantasie

Mistress Advisor, il portale di riferimento in Italia per chi cerca esperienze BDSM, ha intervistato 42 Mistress a Salerno e provincia. La domanda era tanto semplice quanto potenzialmente esplosiva: “Qual è stata la richiesta più insolita o inaspettata che hai ricevuto da un cliente?”.

Il risultato? Un viaggio surreale nella mente umana, tra gag simbolici, ruoli teatrali e piccoli riti privati. Nessuna scena esplicita, ma una mappa viva delle paure, delle colpe e dei desideri sommersi che, spesso, solo una Mistress può aiutare a esplorare.

L’alunno ripetente sotto osservazione

Mistress Loren, attiva nella zona di Pastena, racconta una richiesta che definisce “ossessiva nei dettagli ma incredibilmente coerente”:

“Un cliente voleva rivivere l’umiliazione scolastica, ma non come studente ribelle. No. Lui voleva essere il classico alunno che ci prova, ma non ce la fa mai.”

La Mistress ha trasformato la stanza in una sorta di aula scolastica improvvisata: banchi, una lavagna con il suo nome scritto in stampatello e un registro finto con le sue ‘valutazioni’.

“Doveva rispondere a quiz assurdi, fare dettati, ripetere frasi su quanto si sentiva incapace, e ogni errore era annotato pubblicamente sul registro, davanti a me.”

Alla fine, come in ogni colloquio di fine anno, riceveva una pagella fittizia con un solo verdetto:

“Non promosso. Ma sei utile come esempio agli altri.”

“Per lui era fondamentale non essere punito con la violenza, ma con il disprezzo misurato, come a scuola: freddo, costante, mai isterico.”

Una scena che ha richiesto zero urla e zero teatralità. Solo struttura, giudizio e quel tipo di vergogna che lascia il segno anche a distanza di giorni.

Il cane da esposizione

Mistress Ambra, che riceve in un loft discreto a Vietri, racconta una sessione che ancora oggi definisce “quasi grottesca per quanto era dettagliata”:

“Un uomo mi ha chiesto di essere trattato come un cane da concorso. Non un semplice pet play, ma proprio da gara ufficiale. Mi ha mandato in anticipo un regolamento scaricato da internet.”

Ambra ha allestito una stanza con una piccola pedana, uno specchio e tre cartoncini con voti da 1 a 10. Il cliente, nudo a quattro zampe e con il numero al collo, doveva eseguire una serie di ‘prove’: andatura elegante, obbedienza ai comandi, posa plastica.

“Io lo valutavo come se fossi una giudice esperta. Gli facevo rifare tutto se non alzava bene le zampe, o se abbaiava fuori tempo. E a ogni errore, riceveva una penalità simbolica scritta su un cartellino appeso alla cuccia.”

La sessione si è chiusa con la proclamazione del “risultato”: bocciato. E la frase secca:

“Non sei pronto per la gara. Forse un giorno. Forse.”

Lo schiavo non idoneo

Mistress Nerissa, riservata e inflessibile, riceve in un appartamento blindato in centro. Tra le tante richieste ricevute negli anni, ce n’è una che, a suo dire, “sfiora il sadismo psicologico… ma con lucidità chirurgica.

“Un uomo sulla cinquantina mi ha chiesto di sottoporlo a un colloquio di lavoro. Ma non uno qualsiasi. Doveva essere un test d’idoneità per diventare il mio schiavo personale.”

La sessione durava due ore, con tanto di finto curriculum, lettera motivazionale e ‘prove pratiche’. Il cliente doveva superare esercizi assurdi: lucidare scarpe immaginarie, piegare vestiti già piegati, simulare obbedienza sotto stress, tutto con una Mistress che non alzava mai la voce — ma prendeva appunti, scuoteva la testa, sospirava delusa.

“Ogni 20 minuti riceveva un voto parziale. Ma sempre appena sotto la sufficienza. Gli dicevo che mancava d’iniziativa, che non era abbastanza servile, che non avevo tempo da perdere con profili mediocri.”

Alla fine, la risposta finale: non idoneo. Troppo umano.

“Ha firmato una lettera di rifiuto. Poi si è inginocchiato da solo. Non per servirmi, ma per chiedere un secondo tentativo. Che, ovviamente, non è mai arrivato.”

Perché proprio a Salerno?

Molti si chiedono: ma queste richieste non sono più tipiche di grandi città? Miss Eveline, attiva a Torrione, risponde senza esitazioni:

“Proprio perché Salerno è una città tranquilla, educata, apparentemente ‘normale’, la fantasia cerca spazi nascosti. Qui tanti uomini hanno responsabilità, famiglie, ruoli pubblici. E cercano un luogo dove potersi finalmente lasciare andare, senza giudizio.”

Tutte le Mistress coinvolte sono chiare: ogni sessione viene preparata con attenzione, con regole, parole di sicurezza, e zero improvvisazione.

“Il nostro non è un gioco pericoloso. È un’esperienza guidata. Un modo per far emergere parti di sé troppo a lungo represse,” dice Mistress Viola.

E se c’è una lezione da trarre da questo sondaggio salernitano, è che dietro ogni richiesta insolita c’è un bisogno molto umano: essere ascoltati, essere compresi, essere finalmente liberi.