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L’aveva promesso Matteo Salvini. L’aveva annunciato in una delle sue tante dirette social. Sarebbe tornato a Mondragone. E l’ha fatto.

In piena campagna elettorale in vista delle prossime elezioni regionali, il leader del Carroccio si è recato per la seconda volta – nel giro di pochi giorni – nella cittadina domitiana alle prese con una recrudescenza dell’infezione da Covid-19.

La prima volta sappiamo tutti com’è andata a finire. Centinaia di manifestanti hanno impedito al Matteo leghista di tenere il suo comizio elettorale (perché, sia chiaro, di questo stiamo parlando). Ma Salvini, da uomo tenace e buon “capitano”, non demorde. Le elezioni incombono, e Mondragone è una “preda” troppo ghiotta da lasciarsi sfuggire. Stavolta, però, con tutte le precauzioni del caso. Il leader che si fa vanto di essere amato dalla gente e dal popolo, tanto da arrivare a definirsi il “portavoce degli italiani”, si cautela e si blinda.

Niente piazze, niente strade. Una piazza di Mondragone militarizzata ad accogliere Salvini e consentirgli l’ennesima passerella elettorale di cui – in tutta onestà – proprio non si avvertiva il bisogno. 

Certo, immaginiamo già l’obiezione: a tutti va consentito di poter esprimere la propria opinione. Siamo d’accordo, ça va sans dire. Solo che non è questo il caso. Perché se è vero che la democrazia si fonda sulla libertà d’opinione, è altrettanto vero che a nessuno dovrebbe essere consentito di speculare su una questione sanitaria tanto delicata; a nessuno dovrebbe essere consentito di soffiare sul fuoco della disperazione per accrescere paura, diffidenza e conflitti; a nessuno dovrebbe esser consentito di gettare il peso di un’inverosimile colpa addosso a persone che hanno avuto la sola sventura di ammalarsi; e soprattutto, a nessuno dovrebbe esser consentito di utilizzare un dramma sociale – una vera e propria bomba che rischia di esplodere da un momento all’altro – come terreno di battaglia elettorale.

E, in effetti, qualche giorno fa tutto ciò fu impedito. Ma Salvini è caparbio. E torna a Mondragone. In un paese presidiato dalle Forze dell’Ordine, distolte – con ogni probabilità – dal compiere interventi molto più funzionali agli interessi di questa terra. E a spese proprio di quegli italiani dei quali si è autoproclamato portavoce.