- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Un avviso di conclusione indagini, dal punto di vista giudiziario, vale per quello che è: un atto a garanzia, degli indagati, che sono naturalmente innocenti fino al terzo grado di giudizio e che avranno tutte le possibilità di chiarire la propria estraneità ai fatti contestati. Garantismo significa esattamente questo: considerare innocente una persona fino alla eventuale condanna definitiva. La chiusura dell’indagine preliminare della Procura di Napoli su un’ipotesi di voto di scambio all’epoca delle Comunali del 2016 nella città di Napoli vede tra gli indagati, come ha scritto Anteprima24, due esponenti delle istituzioni: Stanislao Lanzotti, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale a Napoli e coordinatore cittadino degli “azzurri” e Michele Schiano Di Visconti, consigliere regionale in carica di Fratelli d’Italia e ricandidato alle prossime elezioni. Entrambi rispondono di voto di scambio. E’ esattamente la stessa ipotesi di reato che vede indagato Armando Cesaro, capogruppo uscente di Fi in Consiglio regionale, bersaglio di violenti attacchi da parte della Lega che lo hanno spinto a rinunciare a ricandidarsi, senza che nessuno dicesse nulla di “garantista” a suo favore, a partire dal candidato alla presidenza per il centrodestra, Stefano Caldoro, “garantista” solo a parole, che si è piegato al giustizialismo salviniano pur di non avere problemi con la candidatura. 

Ecco perché questo semplice atto giudiziario, assume un rilevante significato politico: a questo punto, secondo la logica, Schiano Di Visconti non dovrebbe essere candidato alle regionali, così come Lanzotti alle prossime comunali, se decidesse di ritentare la scalata al consiglio comunale. Non c’è alternativa: se il criterio delle “liste pulite” è quello imposto dalla Lega e accettato da CaldoroSchiano dovrà fare un passo di lato. Per noi, che garantisti lo siamo per davvero, la politica non può dipendere da un avviso di garanzia. Assolutamente non può. Eppure, il caso-Cesaro pesa come un macigno sulla coalizione di centrodestra, e impone a Caldoro una riflessione: se accetterà Schiano nella sua coalizione, dovrà chiedere a Cesaro di tornare sui suoi passi e candidarsi, garantendo per lui, come accade di consueto in circostanze come queste. 

Altrimenti, quello che è successo nelle scorse settimane nei confronti di Cesaro sarà stata solo una bieca scelta elettoralistica della Lega: facciamo fuori un candidato forte, così ci dividiamo il suo elettorato, con la scusa delle “liste pulite”, tanto Caldoro non dirà nulla. Una ipotesi talmente miserabile, che nemmeno la prendiamo in considerazione. A meno che i fatti, nei prossimi giorni, non si incaricheranno di smentire questa nostra convinzione. Se Schiano sarà nelle liste di Caldoro e Cesaro no, saremo di fronte a una contraddizione talmente gigantesca da condizionare, inevitabilmente, il giudizio politico sul candidato alla presidenza della Regione per il centrodestra: ci apparirebbe come un candidato debole in balia dei diktat dei vari partiti che lo sostengono, che accetta tutto e il contrario di tutto senza prendere mai una posizione, per quieto vivere. Il suo.