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Valva (Sa)- “Il sacrificio della morte di Stefano Feniello a Rigopiano, non sia vano e segni la strada della giustizia”. È il monito che arriva dal parroco della città di Oliveto Citra, don Luigi Piccolo, nel quarto anniversario della tragedia che il 18 gennaio del 2017 vide una slavina staccarsi dal Gran Sasso, travolgendo e facendo crollare il resort Rigopiano di Farindola, in Abruzzo, provocando 29 morti, tra clienti e dipendenti dell’hotel, e 11 sopravvissuti.  

A perdere la vita sotto le macerie del resort, schiacciato tra pezzi di tronchi, travi, macerie e cumuli di neve e ghiaccio, anche il 28enne originario di Valva, Stefano Feniello, che la sera prima era giunto in albergo con la sua fidanzata, Francesca Bronzi, per festeggiare il 28esimo compleanno e i cinque anni di fidanzamento.  

Un evento tragico che quattro anni fa cambiò il volto dell’Italia e della Valle del Sele, quest’ultima terra natia del 28enne di Valva dove vivono parenti e amici di Feniello.  A unirsi oggi, insieme ai suoi giovani della parrocchia, al ricordo nella preghiera per Stefano Feniello e chiedere giustizia per la tragica morte del giovane di Valva e delle altre vittime del resort, è il parroco della città di Oliveto Citra, don Luigi Piccolo. 

“Stefano – ricorda il sacerdote – è anche il nome del primo martire del cristianesimo che diede la vita per far rinascere il corpo della Chiesa e rigenerare il mondo. Santo Stefano fu ucciso come Cristo – spiega – affinché tutti potessero trovare strade nuove. Il sacrificio del giovane di questa nostra terra, Stefano Feniello – ricorda don Piccolo così, come la morte del santo di cui porta il nome, possa inaugurare un nuovo corso di giustizia e di affidabilità da parte delle Istituzioni e di chi ha il dovere di fare chiarezza sulla morte delle vittime del resort”. 

Poi il monito: “Come sacerdote e come componente della comunità della Valle del Sele-sottolinea il parroco grido, con tutte le mie forze, giustizia per Stefano Feniello e la sua famiglia. Con la speranza che il sacrificio della morte di questo figlio della nostra terra, non sia stato vano e come accaduto per i martiri della nostra Repubblica, Giovanni Falcone, Rosario Livatino, Paolo Borsellino, Pino Puglisi e altri-chiosa don Luigi Piccolo- anche il sangue innocente di Stefano Feniello possa contribuire a costruire una Italia più giusta dove non si muoia mai più per la negligenza di uomini delle Istituzioni”.