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Rosaria Aprea, la miss 24enne di Macerata Campania, è stata condannata in primo grado a tre anni di reclusione per stalking ai danni dell’ex compagno, Pasquale Russo. Pene più leggere per le sue complici Jeanette Boutria e Marianna Bifone che se la sono cavata rispettivamente con 2 anni e 4 mesi e 18 mesi. La condanna si riferisce all’episodio avvenuto alla vigilia di Natale, quando Aprea e Boutria violarono l’ordinanza che le obbligava a restare a debita distanza da Russo e dalla sua attuale fidanzata, Maria Lettieri.

Rosaria, che è ai domiciliari da gennaio, non andrà in carceree i suoi legali hanno già depositato la revoca della misura restrittiva.  Ai tempi dell’episodio le due ragazze andarono a casa del padre di lui, a Macerata, a prendere un bimbo di 4 anni che Rosaria ha avuto dall’uomo. Lì  c’erano pure Russo e la sua attuale fidanzata. Il divieto di avvicinamento era scattato in seguito a un primo evento avvenuto nell’aprile del 2016. Secondo la denuncia presentata dal 36enne, in quella circostanza, Rosaria lo avrebbe investito con la sua autovettura; l’ordine restrittivo fu firmato dal gip Nicoletta Campanaro. Russo, che nella vita lavora nel settore della compravendita di auto, all’uscita da un negozio del centro storico di Portico, si sarebbe trovato di fronte la ragazza, al volante di un’utilitaria; Aprea lo avrebbe prima insultato e poi, pigiando il piede sull’acceleratore, investito, colpendolo di striscio. Almeno questa fu la versione dell’uomo. Trasportato in ospedale, Russo fu medicato e dimesso con una prognosi di pochi giorni. Denunciò l’accaduto, cui seguirono le indagini e l’ordinanza. La stessa fu notificata a Boutria e a Bifone, che erano con lei.

Aprea e le amiche tuttavia sono state assolte dai reati di aggressione e di diffamazione. «Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza; dopodiché, ricorreremo in appello», rivela Foglia, uno dei loro legali. «La decisione del giudice va rispettata, ma, in tutta franchezza, ci lascia molto perplessi. In fase dibattimentale, abbiamo dimostrato l’inaffidabilità di Russo, facendo franare, tra l’altro, la sua fantasiosa ricostruzione della vicenda di aprile, a Portico. Circostanza nella quale filmati di videosorveglianza hanno restituito la verità dei fatti: non ci fu contatto tra l’auto di Rosaria e Russo. E potrei proseguire con altri esempi. Credo che il giudice  non abbia tenuto nella dovuta considerazione questi elementi».