L’ingresso con il drone all’interno dell’area dell’ex pastificio Antonio Amato di Salerno rivela il profilo di quello che sembra essere un insediamento rustico risalente al I secolo ma anche altri ritrovamenti molto probabilmente datati fino al III secolo a.C..la conferma arriva dalle parole della soprintendente Raffaella Bonaudo che ha dichiarato che lo scavo preventivo ha restituito tracce di strutture documentate per più fasi cronologiche, almeno dal primo secolo a.C. al III secolo d.C.. ma non c’è stata nessuna sorpresa per il proprietario dell’aria Roberto Aversa che con la soprintendenza stava collaborando dall’inizio dei lavori, proprio perché è noto che la zona possa rilevare preesistenze archeologiche.
“La prosecuzione delle indagini, attualmente a carico del proprietario, è condizionata alle valutazioni della proprietà rispetto ad una diversa configurazione progettuale” ha fatto sapere la Soprintendenza che ha trovato ampia disponibilità da parte di chi deve realizzare l’intervento a trovare una soluzione per poter preservare la storia, ma nello stesso tempo garantire lo sviluppo dell’aria che, in un in una cerniera tra i quartieri di Mercatello e Mariconda da tempo attende la riqualificazione dell’ex insediamento produttivo. Dopo il fallimento del progetto disegnato dall’architetto Jean Nouvel.
L’acquisto all’asta dei terreni da parte della Intesa Inmobiliare ha infatti, segnato definitivamente la svolta e la possibilità di realizzare tre blocchi di edifici. Aversa prima della soprintendenza ha dovuto trovare un accordo anche con le ferrovie dello Stato per fare in modo che la demolizione della mega struttura dell’ex mulino non interrompesse il traffico ferroviario e difatti, attraverso una sorta di demolizione senza ruspe, portando via pezzo dopo pezzo l’edificio i lavori avevano preso avvio. Ora non resta che trovare una soluzione per andare avanti anche garantendo il rispetto delle dei ritrovamenti archeologici che sono solo parte di quanto non è andato distrutto in precedenti interventi sul terreno. Chiarita anche la natura dei due grossi elementi lapidei che sbucano in un altro scavo. Si tratta di pilastri proprio dell’ex pastificio.