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La recente uscita del sindaco di Giffoni Valle Piana, Antonio Giuliano, durante una seduta del Consiglio comunale – «Voi dovete solo succhiare…chupa chups» – non è solo una caduta di stile. È il riflesso di un degrado profondo che sta investendo il linguaggio e la postura della politica italiana, anche nei contesti locali. La frase, volgare e inaccettabile in qualunque contesto, diventa ancora più grave se pronunciata da chi ricopre un ruolo istituzionale e si rivolge all’opposizione, parte integrante e fondamentale di ogni democrazia.

Negli ultimi anni, stiamo assistendo a un progressivo svuotamento del significato delle istituzioni. Chi dovrebbe rappresentare la cittadinanza spesso si comporta come un attore in cerca del suo momento di gloria virale, tra frasi ad effetto, provocazioni gratuite e teatrini utili più a racimolare qualche visualizzazione che a risolvere i problemi delle comunità. La politica, quella vera, sembra soccombere sotto il peso della spettacolarizzazione.

E così, anche un Consiglio comunale diventa il palcoscenico di uno “show”, mentre il rispetto per le regole democratiche, per i ruoli e per le persone si fa sempre più evanescente. L’opposizione, da interlocutore necessario, si trasforma nell’avversario da ridicolizzare. Gli organi di stampa, spesso, un bersaglio da colpire. L’istituzione, da casa del confronto, diventa arena per l’insulto.

Ma c’è una responsabilità che va oltre la singola battuta infelice: è quella di chi pensa che la comunicazione politica debba seguire le logiche dei social network, dell’invettiva, del meme. Che il consenso si costruisca solo gridando più forte, anziché lavorando con serietà e rispetto. È una visione tossica e, a lungo andare, distruttiva.

Perché il linguaggio conta. Le parole che si usano in politica non sono mai neutre: plasmano il clima sociale, influenzano il modo in cui i cittadini guardano alle istituzioni, stabiliscono cosa è accettabile e cosa no. Quando il livello del discorso pubblico scende sotto il livello di guardia, il rischio è che si trascini con sé anche la qualità della democrazia.

La politica dovrebbe tornare a essere un esercizio di responsabilità e di servizio. Dovrebbe saper mantenere il decoro, anche nel dissenso, e mostrare che si può essere fermi nelle proprie posizioni senza cadere nel becero. Il caso di Giffoni, segue la vicenda del consigliere comunale di Benevento che si scagliò contro la stampa. L’ennesimo segnale che serve un cambio di rotta. Meno battute, più contenuti. Meno spettacolo, più sostanza. Meno ego, più senso delle istituzioni.