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Il Comitato Don Diana e ed il coordinamento provinciale di Libera ricordano con una nota le numerose vittime innocenti di camorra che da anni aspettano di essere riconosciute come tali dallo Stato. “Vittime due volte – scrivono le due associazioni antimafia che nel Casertano gestiscono numerosi beni confiscati ai Casalesi – sia della violenza camorristica che del sistema legislativo e delle connesse interpretazioni”.

La normativa prevede infatti come causa ostativa al riconoscimento dello status di vittima innocente, gli eventuali legami di parentela e di affinità fino al quarto grado tra la persona uccisa o i suoi familiari e soggetti legati al clan; la norma ha così impedito ai familiari di vittime senza colpa di avere un legittimo vitalizio; c’è chi ha perso il padre, chi il fratello, subendo una irreparabile danno morale ma anche materiale. “Pasquale Pagano, Paolo Coviello, Genovese Pagliuca, Salvatore Barbano, Flavio Russo, Antonio Celiento, Pasquale D’Abrosca, Luigi Petrella, sono solo alcune delle vittime innocenti della guerra di camorra che per più di 40 anni ha devastato il Casertano ed il Napoletano – sottolinea la nota di Libera e del Comitato Don Diana sottolinea la nota di Libera e del Comitato Don Diana – vittime di cui lo Stato stenta a ricordarne il sacrificio. Abbiamo resistito contro chi sparava ed usurpava e continuiamo a resistere chiedendo che la Legge riconosca le nostre vittime innocenti e dia loro la pace che meritano”.

Il 25 ottobre scorso l’avvocato Gianni Zara, che difende nel processo giunto in Cassazione i familiari di Pasquale Pagano e Paolo Coviello, uccisi nel lontano 1992 in quanto scambiati per i due camorristi che erano i veri bersagli dei killer, ha sollevato eccezione di incostituzionalità nei confronti delle norme (contenute nel decreto legge 151 del 2008, nella legge 94 del 2009 che hanno modificato la 302 del 1990) che impongono il rigetto delle domande per il riconoscimento dello status di vittime della criminalità organizzata con conseguente erogazione del vitalizio qualora il beneficiario “risulti coniuge, convivente, parente o affine entro il quarto grado” di soggetti con precedenti per reati di camorra. “Condividiamo l’eccezione di incostituzionalità- prosegue la nota – non possiamo tacere se una vittima innocente non viene riconosciuta come tale e solo per un cavillo, per una modifica di legge che mira alla spending review. Ci sono istanze di riconoscimento che sono state rigettate quando i loro familiari sono persone normali e oneste ma messe all’indice per il solo fatto di avere parentele pesanti, peraltro lontane e di quarto e quinto grado. Le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso della cerimonia in ricordo di tutti i caduti del primo conflitto mondiale, ovvero «coltivare la memoria per comprendere l’inestimabile ricchezza morale che ci hanno trasmesso e che rappresenta lo stimolo più profondo ed autentico per adempiere ai nostri doveri di cittadini», ci obbliga a non dimenticare chi è morto per l’onestà, chi era lontano dalle logiche criminali e chi voleva solo vivere normalmente.

Le norme in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, si erano poste un duplice obiettivo: solidarietà nei confronti delle vittime e dei loro familiari; incoraggiare la popolazione a ribellarsi alla pressione mafiosa, nel convincimento che lo Stato non lascia da soli i cittadini ma assicura loro il sostegno se colpiti da attentati mafiosi. Quello spirito rischia di essere messo fortemente in discussione. Il Comitato don Peppe Diana ed il coordinamento provinciale di Libera non resteranno a guardare, convinti della necessità di onorare quei caduti innocenti e di difenderne la memoria”.