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I maschi che vivono in ambienti salubri e seguono uno stile di vita e alimentazione sana tipica della Dieta Mediterranea, non solo vivono meglio ma hanno anche una capacità di procreazione e quindi, di fertilità, maggiore ma la novità arriva da uno studio condotto dal salernitano in tutta Italia e riguarda i soggetti maschi che vivono invece, in territori altamente inquinati e che seguendo uno stile di vita e un’alimentazione sana tipica della Dieta Mediterranea possono migliorare le loro capacità di procreazione e quindi la propria fertilità. E’ quanto emerge dagli studi scientifici realizzati sulle popolazioni di tutta Europa, dal progetto “Eco Food Fertily” coordinato e ideato da uno dei massimi esperti del settore, il medico e uroandrologo dell’Asl di Salerno presso l’ospedale San Francesco d’Assisi, Luigi Montano, che nei giorni scorsi è stato vincitore del premio Unesco per la ricerca del Progetto EcoFoodFertily promosso dall’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, nell’ambito della festa per gli 800 anni dell’ateneo partenopeo.
In riconoscimento degli sforzi per promuovere la salute della popolazione considerando i determinanti culturali, nutrizionali e ambientali” è la motivazione dell’assegnazione del Premio UNESCO a EcoFoodFertility, Montano che è anche presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana, insieme ad una equipe di medici specialisti, scienziati e ricercatori, porta avanti in Italia grazie ad un importante network, che mette insieme medici ma anche Enti di ricerca, ospedali e università, la Rete Interdisciplinare per la Salute Ambientale e Riproduttiva”.
A ritirare il premio Unesco, il biologo molecolare e bioinformatico della Rete del progetto EcoFoodFertility, la professoressa Maria Luisa Chiusiano.
Questo premio – spiega Luigi Montano – di cui si ringrazia il Comitato scientifico ed in particolare la professoressa Maddalena Illario del Dipartimento di Sanità Pubblica della Federico II, rappresenta un ulteriore riconoscimento ai numerosi altri ottenuti in questi anni di intensa attività di ricerca che stiamo conducendo con le migliori competenze scientifiche nel campo del rapporto Ambiente-Stili di Vita-Salute cercando di orientare sempre più le politiche di sanità pubblica verso l’interdisciplinarietà dell’azione per la prevenzione ed in particolare suggerire come i biomarcatori riproduttivi siano affidabili, precoci e predittivi indicatori ambientali e di salute, quali potenti strumenti di valutazione di impatto ambientale per la misura del rischio salute non solo di tipo riproduttivo, ma generale e questo sia per le presenti che per le future generazioni”.