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Valva (Sa) – “Una giustizia sepolta sotto la neve dell’indifferenza per una sciagura italiana dimenticata troppo in fretta”. Così, il parroco salernitano Don Luigi Piccolo, invita i cittadini a non dimenticare i morti di Rigopiano, a cinque anni dalla tragedia che il 18 gennaio del 2017 vide una slavina travolgere e far crollare l’hotel Rigopiano di Farindola, in Abruzzo, provocando 29 morti e 11 sopravvissuti.
Una strage di Stato, fatta di ritardi, depistaggi e omissioni, che rivendica e grida giustizia in tempi celeri per un processo che è ancora nella fase preliminare. Celerità e giustizia che chiedono i familiari delle vittime di quella immane tragedia che cambiò per sempre il volto dell’Italia e del territorio di Valva, quest’ultimo piccolo centro cittadino del cratere salernitano, città natia di una delle vittime, il 28enne, Stefano Feniello.
E da Valva che arriva infatti, ogni giorno, come ormai da cinque lunghi anni, il grido di dolore di parenti e amici di Feniello, che chiedono allo Stato di assicurare alla giustizia con condanne esemplari, i responsabili di quella incettabile tragedia che ha visto errori, omissioni e finanche depistaggi per un processo che dopo cinque anni, è ancora nella fase preliminare e che vede trenta persone, tra imprenditori, politici, funzionari pubblici e tecnici, accusati, a vario titolo, dei reati di omicidio plurimo colposo, disastro colposo, abuso edilizio, depistaggio e falso ideologico. Degli imputati, solo uno, un ex sindaco della cittadina abruzzese, ha chiesto e scelto la celebrazione del rito ordinario mentre per tutti gli altri, si procede con il rito abbreviato. È per i prossimi giorni infatti, che è attesa l’udienza di decisione del giudice per le udienze preliminari e il deposito dei alcune super perizie tecniche ordinate dal pubblico ministero ai ctu della Procura di Pescara e che faranno chiarezza sulla tragedia del resort. Sono oltre 250 invece, le parti civili costituitesi in giudizio nel maxiprocesso che vede i parenti delle vittime, chiedere celermente giustizia per i morti innocenti dell’hotel.
Un mix tra il dolore straziante per la perdita dei loro cari e la rabbia per i tempi lunghi del processo, quello dei familiari delle vittime che oggi si recheranno su ciò che resta delle macerie del resort Rigopiano per ricordare e pregare insieme.
Preghiere e ricordo oggi anche a Valva dove l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giuseppe Vuocolo e la famiglia Feniello, ricorderanno Stefano con una messa che verrà celebrata giovedì 20 gennaio alle ore 18 presso la chiesa di San Giacomo Apostolo.
Erano le ore 17 del 18 gennaio del 2017 quando una slavina di 120mila tonnellate di neve travolse e fece crollare, con la velocità di 100km/h, l’hotel Rigopiano con all’interno 40 persone, tra clienti e dipendenti. A perdere la vita, sotto il peso delle macerie del resort e della neve, il giovane Feniello che era giunto il giorno prima a Rigopiano insieme alla fidanzata, Francesca Bronzi, quest’ultima sopravvissuta alla tragedia, per festeggiare il compleanno del 28enne e il quinto anniversario di fidanzamento.
Un momento di gioia quello della coppia, trasformatosi in un dramma senza fine.
Rigopiano è l’emblema della capacità italiana di dimenticare le cose importanti che accadono nel nostro Paese – spiega il parroco della Valle del Sele, don Luigi Piccolo. – Quella tragedia è il simbolo di una giustizia che resta sepolta sotto la neve dell’indifferenza. Ognuno di noi – ricorda il sacerdote – diventi il liberatore di chi resta sepolto sotto la neve dell’indifferenza di ciò che accade intorno a noi. Non dimentichiamo mai Stefano Feniello, i suoi sogni, il suo volto giovane e i suoi progetti spezzati in una notte maledetta. La capacità della memoria chiosa il sacerdote – diventi la possibilità di reagire ad un sistema fatto di negligenze e di cose che non funzionano nel nostro Paese”.