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Figura anche Giuseppe Buonocore, 47 anni, genero del boss Francesco Matrone, detto “Franchino ‘a belva”, attualmente detenuto al 41bis, tra le 21 persone arrestate nell’ambito di una maxi operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Salerno tra il capoluogo e il comune di Scafati, terra di confine tra il Salernitano e il Napoletano. Il giudice ha disposto il carcere per tredici persone e i domiciliati per altre otto. Le accuse contestate dagli inquirenti sono, a vario titolo, associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi comuni da sparo e da guerra, violenza privata e illecita concorrenza con minaccia o violenza (tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose). Reati che sarebbero stati commessi nel periodo compreso tra gli anni 2014 e 2019. Altre undici persone sono indagate in stato di libertà.

L’attività investigativa ha portato alla luce una organizzazione di stampo mafioso, denominata “Buonocore-Matrone”, operante a Scafati e nelle aree limitrofe sotto la guida, ritengono gli investigatori, di Francesco Matrone. Il 47enne – sempre secondo i carabinieri – sin dalla sua scarcerazione avvenuta nel 2016, avrebbe pianificato e attuato la riorganizzazione di un sodalizio finalizzato al controllo criminale del territorio scafatese e la gestione di affari illeciti precedentemente riconducibili al suocero, servendosi di parte della precedente struttura del clan Matrone e di soggetti vicini al boss Matrone, tra cui il 61enne Ferdinando Cirillo. Le indagini hanno consentito di individuare una concorrenza tra l’attuale gruppo criminale con alcune realtà operanti nel territorio quali Loreto/Ridosso e il clan Cesarano sfociato in una serie di reciproci attentati intimidatori. A rafforzare l’impianto accusatorio, anche le dichiarazioni delle vittime delle estorsioni che hanno denunciato o almeno in parte ammesso i reati subiti e in un caso anche consentito di far luce su richieste di “pizzo” subite dal clan Loreto/Ridosso